Come potete giudicar, per queste penne che portiam?

Rivista: La Casana
Editore: Carige
Luogo di pubblicazione: Genova
Data: 2014, anno LVI, n°2

Categoria: Tag: , ID:718

Descrizione

La canzone che cantavano i Nomadi una cinquantina d’anni fa, con la voce particolarissima di Augusto Daolio, diceva “Come potete giudicar per i capelli che portiam?”. Ma trattandosi di galline, parlare di penne è più corretto. Perché il fenomeno dei “capelloni” non è limitato ai giovani europei e americani della seconda metà del XX secolo: a Padova i veri hippies sono i polli.

Con la loro barba lunga, i “favoriti” sulle guance, sul capo un ciuffo di penne lunghe e scarmigliate che piovono sugli occhi. La razza viene suddivisa in cinque varietà (nera, bianca, dorata, camosciata o argentata) ma in realtà il suo folto piumaggio è esaltato da colori accesi degni della miglior pittura astratta contemporanea. Se Norman Jewison, il regista di Jesus Christ Superstar, avesse frequentato Padova le avrebbe scelte per comparire nell’affollata scena dei commercianti che Gesù scaccia dal Tempio. Per contro, se Cochi e Renato le avessero conosciute non avrebbero cantato “la gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente”: perché oltre che policroma e punk, questa rara razza di polli veneti è anche sfrontata e, superato il primo momento di doveroso timore, si avvicina all’ignoto visitatore con atteggiamento curioso e indagativo; e la curiosità è indice di intelligenza, si sa, oltre a dare al visitatore venuto da lontano il piacere quasi metafisico di abbozzare una se pur semplice forma di comunicazione fra specie diverse… Infine, se mi si permette un paragone bislacco, incontrare queste galline all’Istituto “San Benedetto da Norcia” di Padova mi ha dato la stessa sensazione “psichedelica” che ebbi diversi anni fa osservando per la prima volta la Cappella delle Brunate nelle Langhe cuneesi: la stessa esplosione di colori inattesa e stordente. Diamo per certo che si tratti “solo” di una razza domestica di Gallus gallus ma davvero la Gallina Padovana è un animale più unico che raro.

“De gallinis patavinis”

La Gallina Padovana è la summa di due storie, una zoologica e una culturale, che ben si inseriscono nella plurisecolare tradizione dell’avicoltura patavina. Non v’è certezza circa le origini di questa gallina bizzarra ma possiamo evitare di risalire ai primordi, a quando, circa 8000 anni fa, le popolazioni proto-cinesi addomesticarono il pollo selvatico (Gallus gallus javanicus), che da 8 milioni di anni vive nell’Estremo Oriente. Da allora molte uova sono state covate, e oggi si allevano nel mondo più di duecento razze di polli, mentre la specie selvatica lancia ancora i suoi chicchirichì nelle foreste indiane e indonesiane.

Un’ipotesi, proposta dal polacco Józef Victorini nel 1921, vuole che le razze “ciuffate” (questa e le poche altre esistenti in Europa) discendano dalle galline Polacche, peraltro di provenienza russa. Fu la rigidità del clima russo – secondo il Victorini – ad avere favorito la comparsa di adattamenti fenotipici6 come la barba piumata, le “basette” alle guance e il ciuffo sul capo, utili per difendersi dal freddo. La tradizione locale sostiene che il medico, astronomo, poeta, filosofo, archeologo e orologiaio Giovanni Dondi “dall’Orologio” – nato a Chioggia intorno al 1330 e onorato da una statua nel Prato della Valle di Padova – nel 1360 si recò in Polonia presso il re Casimiro III il Grande e scoprì il pollo ciuffato che portò con sé a Padova, da cui, grazie ai traffici commerciali della Repubblica di Venezia raggiunse le Fiandre, il Brabante, la Francia, la Germania, dove ancora si trovano razze ad essa simili: Houdan, Crevecoeur, Brabanter, Olandese, Paduaner.  …

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