Estate, tempo di escursioni nella San Per d’Arena verde

Rivista: Gazzettino Sampierdarenese
Editore: S.E.S. – Società Editrice Sampierdarenese
Luogo di pubblicazione: Genova
Data: Luglio 2016, anno XLV, n°6

Descrizione

Gite fuori porta per chi resta in città

Genova “superba per uomini e per mura” scrisse Francesco Petrarca 700 anni fa, ma la bellezza di questa città multiforme sta anche nella varietà del suo paesaggio fatto anche di colline, di boschi, di forti… Bastano pochi passi su creuze e sentieri per abbandonare palazzi e strade e immergersi in un mondo dove i rumori sono quelli del vento che soffia sugli alberi e degli uccelli che cantano l’estate. L’Area Naturale Protetta “Parco delle Mura” si estende su più di seicento ettari fra val Bisagno e val Polcevera intorno alla seicentesche Mura Nuove e ad alcuni forti militari ottocenteschi, tutelando specie animali e vegetali rare o endemiche. Diversi sentieri percorrono il Parco, praticabili in tutte le stagioni dell’anno – e di ciò ne riparleremo in autunno e ben mantenuti da alcune associazioni, massimamente meritoria la Sezione di San Pier d’Arena del CAI: vale la pena conoscerli tutti e a tal uopo ci sono opuscoli (reperibili ad esempio presso il CAI) e ottimi tabelloni esplicativi affissi lungo le strade carrabili del Parco. Qui mi permetto solo di suggerire la prima metà del percorso più lungo e più interessante, che è segnato da un cerchio rosso vuoto e collega il centro di San Pier d’Arena con “sua maestà” Forte Diamante; ufficialmente occorrono 3 ore e 20 minuti per percorrerlo tutto. Il percorso inizia presso il civico 12 di corso Martinetti e affronta la Salita Belvedere, per raggiungere la chiesa di N.S. di Belvedere e il Forte omonimo, eretto fra 1815 e 1830 su un avamposto difensivo settecentesco; chi è pigro può salire sin qui con il bus 59. Dalla chiesa il cerchio rosso segue Corso Belvedere e Salita al Forte della Crocetta – raggiungibile anche da chi sale col bus 66 in cima a corso Martinetti e percorre un breve tratto di Salita Vittorio Bersezio. Il forte prende il nome dalla “crocetta” (cioè un quadrivio di strade) formata dalle due salite e sorge sul sito di un convento agostiniano del XVII secolo e della chiesa del SS. Crocifisso; fu voluto dai Savoia intorno al 1820 e negli scorsi anni Novanta fu oggetto di una tesi di architettura che lo proponeva come “Museo delle Fortificazioni”, un’idea intelligente che non ebbe alcun seguito. Dal forte si procede nel bosco – ne abbiamo scritto nel Gaz del mese scorso sotto la cinta muraria del Forte Tenaglia che – banalmente si chiama così per via della sua forma; in termine tecnico si dice che è una “opera a corno”. Mi capitò tempo fa di sentir parlare di un “tesoro di Napoleone” che sarebbe stato nascosto nel forte: può anche darsi che sia davvero esistito, il problema però è come trovarlo, visto che il Tenaglia dei tempi di Napoleone era ben diverso da quello attuale, ristrutturato dai Savoia. Il sentiero prosegue nel bosco fra pecore e cinguettar d’uccelli; al di là degli alberi appaiono le colline della val Polcevera e, se il cielo è limpido, la Riviera di Ponente sino alle Alpi Marittime. Si raggiunge il bivio che sale alla torre di Granarolo, quindi la borgata del Garbo con la chiesa e la villa sede del Museo della Civiltà Contadina che racconta la vita dei nostri antenati che per secoli hanno vissuto sulla terra e con la terra. Da qui un ramo di Salita del Garbo sale verso la nascosta e ormai chiusa Porta di Granarolo nelle Mura Nuove e ancora su verso le colorate case rurali di Via ai Piani di Fregoso, che forse corre sulla traccia bimillenaria della romana Via Postumia, tracciata nel 148 a.C. per collegare i porti di Genova e di Aquileia. è una piacevole strada agricola che dopo poco si lascia per salire in un castagneto ceduo testimone dei tempi in cui il castagno era l’albero per eccellenza della civiltà contadina italiana. Terminata la salita nel bosco si raggiunge l’alto muro esterno del Forte Begato nei pressi del “cancello dell’Avvocato”, un varco aperto nelle Mura da cui danno bella mostra di sé i più interni forti Puin e Fratello Minore. Per lo Sperone c’è ancora parecchia strada da percorrere tra prati senz’alberi, è meglio farla in autunno e in primavera, non in piena estate. E poi questo articolo è già abbastanza lungo… Comunque  basta  seguire il cerchio rosso e leggere i tabelloni che si incontrano di tanto in tanto e state tranquilli che nessuno si perderà, neanche quelli che non guardano mai dove vanno perché si fidano ciecamente dei gps!

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