Chi segue questi miei messaggi “urbi et orbi” già da tempo, certo conosce i nostri quattro gatti di Villa Mergellina a Sanremo, in ordine di apparizione Polvere, Macchia, Popoff, Paprika, e conosce anche quelli della generazione precedente, Sparisci, Oscar, Codamozza, Musetto…

Oggi, quando mi chiedono quanti gatti abbiamo, di solito rispondo “quattro e mezzo”. Perché oltre ai quattro ufficiali che condividono con noi casa e giardino ce ne sono a volte altri che arrivano da chissà dove e per qualche tempo fanno del giardino la loro temporanea dimora e sala da pranzo. Si tratta sempre di gatti maschi randagi che trovano conveniente frequentare la mensa di Villa Mergellina e organizzarsi un pied-à-terre nelle ceste-con-coperta sempre disponibili sulla scala di accesso dal giardino alla casa, ma dopo un po’ di tempo spariscono. Assai più raramente stabiliscono qui la loro abitazione principale pur mantenendo un’estrema vagabondità di comportamento. Per Oscar, buonanima, fu così, e lo fu per lunghi anni. Dopo di lui dormirono e mangiarono chez nous per qualche settimana o qualche mese Oscarino (morto anzitempo e mi dispiacque, mi stavo affezionando a questo gatto giovane che sembrava desideroso di farsi addomesticare), poi Velluto tutto nero e Ginger maculato. Velluto lo scorgemmo un paio di volte dopo diversi mesi dall’ultima sua visita, apparve in fondo alla piscina del Mediterranée e sembrava in buona salute, di Ginger da quando ha smesso di venire a chieder cibo non ne sappiamo più nulla.

Poi è arrivato Fred.
Maschio abbastanza giovane e snello, soriano tigrato grigio, con un occhio un po’ balengo, forse offeso da qualche rissa felina, complessivamente un bel gatto; per colore del pelo potrebbe anche essere un discendente di Codamozza. Quando c’è, si appalesa davanti all’uscio a chiedere educatamente e in silenzio cibo e considerazione, si sistema sul terzo gradino della scala che sale dal giardino alla casa, seminascosto tra la folta vegetazione dei vasi per ricevere la ciotola col cibo, mangia di buon appetito, spesso chiede il bis, talvolta si accuccia in una delle ceste davanti all’uscio a riposare un po’; grazie a Dio va d’accordo con tutta la banda casalinga, sia i due maschi castrati Polvere e Popoff sia le due femmine sterilizzate Macchia e Paprika lo accettano e lui accetta loro.

Dicevo “quando c’è” perché spesso non c’è. Recentemente ha fatto quasi tre settimane senza farsi vedere, tanto che pensavamo che ormai fosse entrato anche lui nel gruppo dei “gatti di Schroedinger” dall’incerto destino, con Ginger e Velluto, e addio per sempre. Invece sembra ancora intenzionato a frequentarci, ne sono lieto. Dopo la lunga assenza è tornato presentandosi in ottima forma, evidentemente trova da cibarsi e nutrirsi anche quando non si fa vedere da noi per lungo tempo.

Fred mi porta a fare almeno tre pensieri:

1) Il fisico Erwin Schroedinger conosceva bene i gatti e il loro comportamento
2) Io sono ancora alla ricerca di un “Gatto Amico” che possa coprire la nicchia etologica lasciata vuota da Codamozza tre anni fa, mio grandissimo amore dal codino corto
(cfr.: www.giannidallaglio.it/codamozza-bel-tenebroso/).
3) la vita “unpoqui-unpolà” ha il suo fascino, sia per i gatti sia per gli esseri umani, per alcuni di essi almeno

Mi spiego:

1) nel famoso esperimento quantistico mentale del fisico austriaco, il “gatto di Schroedinger” è “sia vivo sia morto” sinché un Osservatore non compie una misura (apre la scatola in cui il gatto è rinchiuso insieme a una fiala di veleno e a un materiale radioattivo che forse è decaduto rompendo la fiala che diffonde il veleno e uccide il gatto e forse non è decaduto e la fiala di veleno non si è rotta e il gatto continua a farsi i fatti suoi); quando l’Osservatore vede come stanno realmente le cose il gatto diventa “o vivo o morto”. I gatti come Fred, randagi maschi per loro natura vagabondi e indipendenti, per degli Osservatori come possiamo essere Donatella e io, sono davvero “sia vivi sia morti” per gran parte del loro tempo perché quando non si fanno vedere, noi che ne sappiamo di dove sono e come stanno? Un bel dì l’Osservatore (Donatella e/o io) compie la misura (incontra Fred sulla scala di casa, oppure incontra il cadavere di Oscarino sul marciapiede di corso Cavallotti) e a quel punto la funzione d’onda del gatto collassa e decade in uno solo dei due possibili stati, quello di “gatto vivo (che chiede cibo)” o di “gatto morto (investito da un auto)”. Quindi, quando qualcuno mi chiede quanti gatti abbiamo, io dico “quattro e mezzo” traducendo la quantistica sovrapposizione di stati “Fred vivo – Fred scomparso” nella più imprecisa ma semplice definizione macroscopica “mezzo”.

2) Come ebbi a scrivere tre anni fa, Codamozza per me fu un amico. Di Polvere, Paprika eccetera sono “il papà” ma per Codamozza mi sono sentito molto più amico che genitore. Non sto a ripetere il perché e il percome, sta di fatto che dalla sua dipartita io sto ancora alla ricerca di un “Gatto” con cui stabilire un rapporto di quel tipo, alla pari come (mi illudo che) fu quella con Codino. Per una cosa del genere è necessario che il gatto sia un maschio randagio, autonomo, attivo, vagabondo, con una vita diversificata in cui io sia presente solo part-time e mi senta realmente alla pari con lui, non superiore solo perché io sono un essere umano e lui è un animale. Chi non vive con animali domestici, cani o gatti, probabilmente mi sta prendendo per scemo, gli altri spero che almeno un poco mi capiscano. Se non mi capiscono, pazienza.

3) La mia vita divisa in due fra Genova e Sanremo mi fa render conto almeno un po’ di come può essere la vita di chi – come Fred – divide il suo tempo fra luoghi e persone diverse ma in più tiene totalmente separati questi luoghi e persone perché non ha la possibilità di raccontare – neanche qualora lo volesse – agli uni cosa fa con gli altri. Dove sta Fred quando non viene da noi? Chi frequenta? Mistero. Ogni tanto ammetto che mi piacerebbe poter fare come lui. Non succederà mai, e va bene lo stesso. Ma ammiro i gatti randagi alla Fred anche per questa loro totale libertà di azione e di non-parola…

E ora Giordano Bruno. Che c’entra Giordano Bruno con Fred? Forse niente. Però.. Del frate filosofo arso vivo in Campo dei Fiori seppi sempre ben poco, le professoresse di filosofia del liceo – prima la Fabro poi la Recchia – non stimolavano a studiare la filosofia come si sarebbe dovuto, ma pochi giorni fa leggevo un interessante libriccino regalatoci dall’amica Maria Damiani insigne giardiniera (e filosofa) della Penisola Sorrentina, e vi trovai una frase che mi spinse ad approfondire un poco la conoscenza del pensiero del Nostro, che aveva una visione dell’universo molto interessante e per alcuni aspetti incredibilmente moderna, per quanto effettivamente “eretica” dal punto di vista teologico cristiano. Nel libretto di Maria – che parla di confraternita di giardinieri – G.Bruno sostiene che tutti gli esseri viventi hanno un’anima (non la cito esattamente perché non sono riuscito a trovare i riferimenti bibliografici precisi per verificarla). E da questo punto di vista sono un po’ “bruniano” anch’io; infatti da lungo tempo mi trovo a dubitare dell’assioma che solo Homo sapiens tra i viventi possegga una realtà spirituale – un’anima – oltre alla realtà fisica. Cosa faccio io più di Fred e più del vecchio pero di Ormea (generosissimo di pere per fare ottima marmellata) per “meritarmi” una vita eterna di cui loro – gatto e albero – non potranno godere dopo la loro morte fisica?
Bah, è così per dire, e per pensare…

(Scritto il 3 novembre 2015)

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