“A me mi piace due per volta”, cantava parecchi anni or sono Edoardo Bennato…
Gli è che poco fa, cenando a Genova e more meo solito guardando il telegiornale nel frattempo (per ragioni d’orario oggi era il TG2), ho sentito del giovane forse-somalo morto schiacciato da un camion nel tentativo di entrare dentro un tir in partenza per l’Inghilterra via Eurotunnel.
Avevo già appreso, (con iniziale stupore, lo ammetto) che a Calais in Francia ci sono centinaia, anzi migliaia di “migranti” che cercano in ogni modo di raggiungere il Regno Unito, e la cosa mi ha suscitato alcune riflessioni.
Prima riflessione: ma a che serve tutto il casino che han fatto i francesi il mese scorso a Ponte San Ludovico e a Mentone per non far entrare in Francia qualche centinaio di migranti da Ventimiglia, se poi varie migliaia riescono comunque non solo ad entrare nella patria della Liberté Egalité Fraternité ma addirittura a risarirla tutta sino al profondo nord di Calais?
Seconda: a molti benpensanti italiani paiono troppi i migranti che calpestano il nostro suolo ma poi basta un banale tiggì per scoprire che ce ne sono altrettanti se non di più (a volte in numeri assoluti, a volte in rapporto alla popolazione nazionale) nelle nazioni europee nostre vicine, Francia, Germania, Regno Unito, ma anche la fascista Ungheria che vuole costruire il muro ne ha parecchie migliaia, che qui da noi non fanno notizia perché non naufragano nel Mediterraneo ma arrivano nella pustza a piedi, alla spicciolata, camminando per migliaia di chilometri proprio come facevano i “barbari” di milleottocento anni fa che entravano nell’Impero Romano (cfr. “La decadenza dell’Europa”, se posso autocitarmi).
Terza: sin dai tempi dell’Australopithecus Afarensis l’umanità cammina, si sposta, migra, si muove, cerca terre e cieli nuovi per vivere meglio di dove viveva prima. E basta leggere un po’ di Bibbia e di Luca Cavalli-Sforza per rendersi conto che ciò che noi europei siamo in termini fisici e culturali, ciò che ci caratterizza come individui e come popoli e come civiltà, lo dobbiamo anche alle migliaia di chilometri, ai milioni di passi fatti nei millenni dai nostro antenati, che sono andati alla ricerca di terre migliori su cui vivere e procreare.
Non sarà un muro magiaro o un eurotunnel a fermare il movimento dell’umanità. Purtroppo o per fortuna, ognuno la pensi come vuole.
(Scritto il 29 luglio 2015)