Quando ero bambino (circa mezzo secolo fa) mi venne insegnato che se Tizio e Caio stanno conversando tra di loro è maleducazione andare da Tizio e perentoriamente dirgli “Scusa Tizio ti volevo dire che… eccetera” costringendolo a interrompere la sua conversazione con Caio per dare ascolto a me, non invitato e non atteso.

Sarà che ormai sono “anziano e pieno di musse” come dice di se stessa la giovane Beatrice D’Oria, ma resto dell’idea che quella era una regola di galateo molto sensata e molto opportuna.

Poi sono arrivati i telefonini e le cose sono cambiate.

Adesso Tizio parla con Caio (di cose serie? di belinate? di lavoro? di calcio? di Dio? di donne? di politica? di epistemologia? del prezzo delle angurie? dicchecavolovoglionoloro? non importa) e se durante la conversazione squilla il telefonino nella tasca di Tizio entrambi danno per scontato che il loro colloquio debba essere immantinente interrotto per dare ascolto al nuovo interlocutore che si è inserito nella loro intimità senza preannunciarsi, senza chiedere permesso, senza nemmeno porsi il dubbio “se chiamo Tizio lo disturberò?”. Niente, tanto si sa che chi chiama al telefono ha sempre la precedenza su qualunque altro essere umano che accidentalmente si trovi a essere lì presente in carne e ossa. Una voce che esce dal telefono vale sempre molto di più di una persona vera, umana, reale e presente.

Quando capita a me il ruolo di Tizio generalmente cerco di farmene una ragione e rispondo mettendo in secondo piano Caio, ma nel profondo del mio spirito non mi piace, non mi piace, non mi piace. E talvolta proprio non ce la faccio più e SPENGO IL TELEFONO!!!!!!!!!

Il piacere di sapermi “non raggiungibile”!!!!

Il piacere di sapere che possono anche sbarcare gli extraterrestri e può arrivare a Lampedusa la reincarnazione di Craxi, e nessuno può dirmelo perché ho il telefono spento!!!!

Il piacere di rendermi conto che il mondo va avanti benissimo anche senza di me (cosa che certamente farà quando io sarò morto ma può già fare tranquillamente ora che continuo a essere grazie a Dio vivo e pensante)…

Sono piaceri ineffabili che tutti prima o poi dovremmo provare. Come peraltro tutti quelli di una certa età ebbero a provare di default nella loro giovinezza quando gli unici telefoni erano quelli fissi di casa, che se ti chiamavano mentre tu eri fuori non ti trovavano, e tanto il Chiamante quanto il Chiamato vivevano sereni ugualmente.

Ci sono anche i casi pratici dove Tizio è da solo ma è impegnato in attività che rendono scomoda la risposta al telefono: per me oggi è successo mentre montavo un mobile Ikea, e prima mentre ero alla guida della Vespa (mi succede spesso, e per fortuna quando suona il mio tel e sono in Vespa sovente non me ne accorgo nemmeno…), a volte succede quando sono in bagno… insomma, credo che capiti a chiunque di sentir trillare l’Odioso Aggeggio mentre si è in tutt’altre faccende affaccendati. E l’Homo Telefonicus risponde. Interrompe ciò che sta facendo, fosse anche la cacca, per rispondere, neanche stesse aspettando una telefonata personale di Dio. Si, lo so che oggidì c’è Papa Francesco che a volte chiama qualche povero Cristo qua e là per il mondo per far due chiacchiere ma credo che la probabilità di ricevere una telefonata del Papa “proprio io” sia grosso modo pari a quella di vincere al superenalotto. E poi, se il Papa davvero mi telefonerà mentre sarò in Vespa a un semaforo che sta per diventare verde, o al gabinetto a far popò beh, pazienza, se mai mi richiamerà.

(Scritto il 29 luglio 2015)

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