Entrando, mi son chiesto, chatwinianamente “e io che ci faccio qui?”.

Sembrava un museo della menopausa. Un museo della menopausa ricca, quella ben vestita, ben truccata, sobriamente ingioiellata. Quartieri alti, insomma, Castelletto, Carignano, forse anche Albaro ma le facce erano più Vecchia Genova, giusto da quartieri con la C.
Non mi ricordavo più il nome dell’associazione benefica che aveva organizzato, ieri sera, questa serata di musica jazz al teatro Modena. Teatro Gustavo Modena che peraltro, con l’essere l’unico teatro genovese “fatto a teatro”, ovvero con stile, palchi e decorazioni ottocenteschi, era particolarmente adatto ad ospitare sì inclito consesso di dame e gentiluomini che se non eran nati nell’Ottocento, poco ci mancava.

Io, dal basso dei miei 45 anni, mi sentivo un bambino. Come quel giorno a Sanremo, due anni fa, quando con Donatella andammo a un aperitivo a casa di una Dama (molto simpatica, peraltro) amica della famiglia Marsaglia, in cui l’eta media degli arzillissimi invitati era superiore ai 70 e ci chiamavano, noi 43enni, “i ragazzi”. Ieri sera, sulle prime, uguale.

Ringraziavo pur in cuor mio Bul e Carla per avermi proposto questa serata di beneficenza e jazz, ma insomma, forse fossi arrivato un po’ in ritardo, giusto per dare meno nell’occhio…
Poi ho rammentato: Associazione Ligure per il Parkinson! Niente di strano quindi, che ci fossero così tanti “vecchietti”, come appunto li chiamano Carla & Bul.

In attesa che arrivasse la ritardataria focaccia per il rinfresco iniziale, mentre si aprivano le prime bottiglie di vino, tutta ‘sta massa di rughe incipriate si accalcava intorno a un’esposizione di gioielli, “bijoux americani”, durante la quale ho appreso come molti emigrati italiani in America dei primi decenni del Novecento si siano sistemati professionalmente e socialmente negli USA disegnando gioielli, spesso “poveri” ma belli. Belli al punto da essere indossati dalle attrici del cinema e dalle first ladies della Casa Bianca. Vardalà, il genio italico! Mica solo mafia, a Little Italy!

Poi per fortuna l’età media si è abbassata, sono apparsi giovini e giovinette, la densità di rughe per metroquadro di faccia femminile è calata e si è mangiucchiato e sbevazzato. Forse la focaccia era poca, ma come disse uno dei boss locali, che aiutavo nello stappare e versare vino agli assetati, “tanto più la folla è inclita, tanto più voracemente divora”, e la focaccia rapidamente sparì. Indi anche le pizze giunte in soccorso successivamente. Ma d’altronde ricordo certi “get-together parties” ai congressi scientifici, dove forse i partecipanti non erano altrettanto incliti ma la voracità era uguale.

Poi s’alza il sipario. Lettura della lettera con cui Cristoforo Colombo, Ammiraglio del Mare Oceano, annuncia alle Cristianissime Maestà Ferdinando e Elisabetta(???????) di Spagna l’avvenuto sbarco nelle Indie Occidentali, causa prima, ma lui non poteva saperlo, della nascita, più di 400 anni dopo, della musica dei neri d’America.
Quindi, due ore piene di jazz, blues, dixieland, swing, Armstrong, Gershwin e compagnia bella. I Six Appeal, poi la Borgo Big Band (che borgo sarà?), a cantare tal Federica Tassinari, giovinetta dal fisico di cantante d’opera e voce da negra di New Orleans, brava lei e bravi i musici.
Un “don’t let me be misunderstood” molto blues che ci voleva un po’ a capire che era lo stesso brano dei Santa Esmeralda di 25 anni fa; un “nobody knows you when you’re down and out” assai diverso da quello di Eric Clapton. Sembrava un concerto di Bob Dylan, che ogni volta che le suona, trasforma le sue canzoni che quasi non le riconosci.

Bello spettacolo, anche se Luciano diceva “non sopporto questa musica” quando suonavano dixieland, “non sopporto questi pezzi” quando era roba alla Errol Garner, e insomma che cacchio ci sei venuto a fare a una serata jazz, volevi Vivaldi e Eminem? Ma diceva per dire, sorridendo… Due ore sfrenate di musica ben suonata. Meritevole la giovane sassofonista in prima fila, tal Jessica. Meritevole non necessariamente per la musica che suonava, intendo.

Se con il ricavato della serata riescono a comprarsi il minibus per il trasporto degli ammalati son contento, io son soddisfatto della musica ascoltata, comunque.

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