Agricoltura biodinamica: della serie “ci sono più cose in cielo e sulla terra di quante ne sogni la nostra filosofia”. Due ore e mezza trascorse in piedi, lo scorso sabato mattina, nelle campagne di Sanremo, su invito dell’amica (e collega del FAI) Floriana, ad ascoltare il profluvio di spiegazioni appassionate di Fabrizio Daldi, giovane e intraprendente agricoltore biodinamico di autorevolezza nazionale. Spiegazioni che hanno spaziato dalla filosofia greca alla fisica delle particelle alla religione all’agricoltura alla chimica all’astrologia alla…..
Non so quanto e cosa ho capito: di ciò che credo di avere capito, qualcosa condivido: l’importanza del corretto equilibrio dei microrganismi per la formazione dell’humus, i nessi tra biologia e raggi cosmici, i criteri per costruire alveari graditi alle api, l’impegno per mantenere la fertilità della terra e la salute delle piante senza avvelenare quella e queste, e altro; altre parti mi lasciano perplesso; ad esempio, lui ironizza sulla fede religiosa e sulle religioni e disquisisce dottamente di astrologia, dell’influenza della Luna sull’argento e del pianeta Marte su non ricordo cosa, di reincarnazione, del ciclo di Saturno…. e poi parla di “corpi eterici” e “corpi astrali”. Sono concetti che vanno di moda, lo so, però personalmente, parlare di corpo eterico e corpo astrale invece che di anima (la banale anima del banale cristianesimo) mi sembra come il ristorante dello chef stellato che offre nel menù “il pasticcio di mais del Trevigiano con i bocconcini di pesce veloce del Baltico” invece della trattoria che propone “polenta e merluzzo”. Vuoi mettere la differenza? Un pasticcio di mais con pesce veloce del Baltico lo paghi 25 euro e gli dai cinque stelle su Trip Advisor, una banale polenta e merluzzo a dieci euro è già troppo cara e non la recensisce nessuno. Io sarò un vetero-cattolico sciocco e ottuso ma quando sento nominare i corpi eterici e i corpi astrali mi viene voglia di recitare il Credo in latino: Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem cæli et terræ… Tanto per distinguermi, per tirarmela da snob, per ostentare la mia obsolescenza intellettuale. O forse perché apprezzo le trattorie.
Certo, come si diceva con Loredana alla fine della visita nei campi, io trovo bizzarre/sciocche parecchie delle elucubrazioni esoterico-filosofiche di Fabrizio ma lui sicuramente troverebbe sciocco/bizzarro il mio andare a messa e fare la comunione, quindi siamo pari, ognuno si tiene le bizzarrie sue e stiamo contenti così.
In realtà, anche se non avverto il bisogno di incontrare di nuovo Fabrizio Daldi, mi pare di aver capito che la sua agricoltura biodinamica, qualunque fondamento filosofico-fisico-chimico-biologico-astrologico-esoterico-essoterico essa abbia, sia una cosa davvero interessante e intelligente da un punto di vista agricolo-alimentare e assai più sana – per le piante, per gli animali, per il terreno, per l’acqua, per gli esseri umani, per l’universo mondo in generale – di tante altre forme di agricoltura “normale”. Quindi viva gli agricoltori biodinamici. E spero che si possa diventare ed essere buoni agricoltori biodinamici anche andando in chiesa la domenica, in sinagoga il sabato, in moschea il venerdì e infischiandosene di ciò che fanno i pianeti Marte e Saturno durante il loro moto di rivoluzione intorno al Sole. Spero.
Come ulteriore informazione pratica dico che Fabrizio Daldi di persona personalmente è stato coinvolto nell’organizzazione delle attività agricole del Podere Case Lovara, proprietà del FAI sulla collina tra Levanto e Monterosso, e credo che il FAI non raccatti il primo pisquano che passa, per lavorare nelle sue proprietà. Quindi bravo ‘sto biodinamico sanremese, orsù!
Un’ultima cosa: Rudolf Steiner. Sono aaaaanni che ne sento parlare qua e là, in campi dello scibile umano anche parecchio diversi tra loro. Anche l’agricoltura biodinamica si rifa alla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata da questo filosofo austriaco. Davvero è giunta l’ora che mi erudisca su chi era veramente costui.
Mi erudirò ma per favore i numerosi steineriani presenti tra Voi Lettori NON mi suggeriscano titoli né si azzardino a dirmi “ti presto questo mio libro…”. I libri sono come i testicoli: ognuno ha i suoi. Io leggo volentieri i libri che mi sono cercato da solo, anzi che hanno cercato me e mi hanno trovato. Quelli che mi balzano agli occhi spontaneamente, mentre io giracchio per la libreria pensando a tutt’altro. Quindi quando Rudolf Steiner vorrà farsi leggere da me sono certo che il libro giusto mi troverà e io lo acquisterò e lo leggerò e mi piacerà.