Rocco di Rocchetta: il quinto e penultimo (sesto essendo Ebano, di cui magari racconterò un’altra volta) della famiglia gatta di Villa Mergellina a Sanremo. Annunciai il suo arrivo a inizio ottobre (www.giannidallaglio.it/fred-e-rocco/) e ormai è un membro autorevole e coinvolgente (nel senso che fa un bel casino) della casa e della famiglia.
Rocco fu trovato una domenica in cui andai con Loredana a pranzo a Rocchetta Nervina per un’attività del Club UNESCO: un cucciolo rannicchiato per terra nella piazza del paese, incurante della gente che passava, tranquillo. Rocchetta è un paese pieno di gatti, io non ci avrei fatto caso ma Loredana si accorse che aveva gli occhi cisposi, con una pellicola biancastra sulle palpebre; non stava del tutto bene; mi convinse a prenderlo, lo portammo da un veterinario, poi a casa a curarlo… e adesso è qui, perfettamente inserito nel gruppo felino, sano, vivacissimo, di ottimo umore, dorme sul letto, zompa sui mobili di casa, corre tra le piante del giardino, fa la lotta coi suoi “fratelli”, salta sul tavolo della cucina col musetto appuntito rivolto in su come i personaggi delle sculturine di Antonella Ratschüler, sembra che sorrida, è l’allegoria vivente e saltante della gioia di vivere. Quando io penso alla felicità penso a Rocco.
Rocco, per me, è un esempio di cosa possa significare il Destino-Caso-Provvidenza per gli esseri che vivono in questo universo. La sua felicità attuale è tale soltanto perché si sono verificati nel momento giusto e nel luogo giusto quattro fatti, e se anche solo uno dei quattro fatti fosse mancato, oggi probabilmente di Rocco esisterebbero solo pochi resti decomposti in qualche anfratto dei vicoli di Rocchetta Nervina.
I fatti sono: 1) ho deciso di andare a Rocchetta quella domenica lì, non prima e soprattutto non dopo; 2) ho chiesto a Loredana di accompagnarmi e lei ha acconsentito; 3) siamo passati accanto a lui per andare al ristorante; 4) Loredana si è accorta dei suoi occhi malati. Togli uno dei quattro punti e addio Rocco; sarebbe rimasto a Rocchetta malato e anonimo e probabilmente dopo un po’ non ce l’avrebbe fatta più.
A me piace razionalizzare i sentimenti e misticheggiare i ragionamenti, quindi su questa vicenda ci rimugino volentieri: questo gatto, chi deve ringraziare per la sua attuale felicità? Attuale, certo, nessuno sa come sarà la sua vita futura, se lunga e sempre felice o breve con un rovescio di fortuna, ma accontentiamoci del presente: a tutt’oggi Rocco è felice e fortunato. Ecco, dicevo, perché oggi Rocco è vivo, sano e felice? Chi è responsabile di ciò? Il Caso senza coscienza e senza volontà? Il Destino filato dalle Moire, che nemmeno gli Dei potevano modificare? La Provvidenza che gestisce la vita e la morte di tutti gli esseri interagendo con loro? E poi, Rocco aveva qualche merito che lo ha reso più degno di essere salvato e mantenuto in vita rispetto ad altri gattini altrettanto randagi e poco sani che muoiono senza che nessuno se ne accorga? E che ruolo abbiamo avuto Loredana e io? Agenti casuali di un evento causale o siamo stati portati in quel posto in quel tempo da Qualcuno che a nostra insaputa ci aveva assegnato un compito da svolgere? Non pretendo che qualcuno mi dia le risposte, semplicemente mi viene spontaneo pormi queste domande.
Per me Rocco è un emblema, un simbolo: quanti “bambini Rocco” ci sono nel mondo che si trovano sul sottile crinale che separa la vita dalla morte e scivolano dall’uno o dall’altro versante, verso la morte precoce o verso una lunga vita, solo per qualche dettaglio “casuale” che succede loro?
Anche se adesso a parlare di immigrati si passa per antipatriottici, parliamone: i “minori non accompagnati” che arrivano nei porti europei con la speranza di una vita nuova, cos’hanno di diverso dai “minori affogati” che muoiono in mare, per tacer di quelli che rimangono a seccare tra le dune del Sahara, dei quali in Europa non arriva nemmeno la più lontana notizia? I salvati sono migliori dei sommersi?
Domande senza senso, lo so. D’altronde, “quei diciotto su cui crollò la torre di Siloe, e li uccise”, non erano più peccatori degli altri abitanti di Gerusalemme, come ben si sa. E quindi i loro concittadini che non perirono sotto la torre non erano migliori di loro. Però gli uni sono morti sotto le macerie e gli altri no.
C’erano altri cuccioli malaticci e soli nei paesi della Val Nervia a fine settembre? E se si, dove sono adesso e come stanno? Non lo so. So che Rocco è qui, e forse ringrazia il CasoDestinoProvvidenza che lo ha messo al posto giusto, la piazza di Rocchetta Nervina, al momento giusto, mentre passavamo Loredana e io. Come i bambini gambiani o eritrei che ora girano per i centri di accoglienza in Europa ringraziano Chissachi per essere stati raccolti da una nave di passaggio prima che il loro barcone si rovesciasse in mare.