Tra le numerose iniziative effimere o durature che questa città di Genova ha intrapreso adducendo come scusa più o meno valida l’anno 2004 e il titolo di Capitale Europea della Cultura, v’è la “biosfera” che galleggia accanto all’Acquario nelle grigiazzurre acque del Porto Antico. Renzo Piano, se non erro, c’ha messo mano nel progettarla. Sta progettando tutto il fronte a mare della città, attualmente, con la benedizione di Ciampi e delle autorità locali. Belle idee che ha l’Architetto, anche se dal disegnare al fare c’è di mezzo altro che il mare, e sopratutto a Genova, dove gran parte del tempo di realizzazione di un’opera pubblica si spende nel litigare su come farla o meglio non farla.
Non c’entra – parliamo della biosfera, o della “bolla” che dir si voglia.

Con abitudine tipicamente genovese, che risale almeno a metà Ottocento (quando il cimitero di Staglieno venne inaugurato prima che ne fosse terminata la costruzione) la “bolla di Renzo Piano” fu inaugurata e aperta al pubblico un tot di mesi fa prima di essere completata. Poi fu richiusa. Andava finita, immagino. Ma ora è aperta, credo stabilmente.
E’ un pallone di plastica – anzi, non un pallone, direi che è un qualchecosaedro, un poliedro di rotazione ad n facce, ammetto di non aver badato troppo alla forma della sua superficie esterna, che peraltro credo sia ben definibile secondo la tassonomia delle classi cristallografiche. D’altronde anche il pallone, checché se ne dica, mica è “rotondo” nel senso di sferico, è un puffoedro pure lui, no?
Comunque la bolla è trasparente, vagamente circolare, e dentro c’è un pezzo di foresta tropicale, calda, umida e popolata da bestie tropicali. Non tigri e mamba verdi, no, ma tanti uccellini canoricissimi, un (almeno uno, ma spero per lui che siano due) cacatua, alcuni camaleonti, iguane (narro – carro – ramarro – iguana) peraltro invisibili, farfallone colorate gigantesche, piante e vegetazione a profusione, un cinguettio senza fine, nidi abitati da oselìn in cova (è primavera, no?)….

Costa qualche euro e se non sei un fanatico bird-watcher o reptile-watcher dopo mezz’ora ne hai le scatole piene ma in quella mezz’ora ci stai proprio bene. Nel senso che io trovo assai divertente, rasserenante, piacevole già il semplice ascoltare il chiacchiericcio degli uccelli alla mattina all’alba fuori della finestra quando mi sveglio, è ancora più div-ras-piac sbirciare la moltitudine di volatili nostrani che nel giardino di Sanremo vengono a becchettare il pane secco e i semi che lasciamo loro, o vederli fare il bagno nell’apposito ciotolino mantenuto sempre pieno d’acqua, e altrettanto gradevole è stato per me oggi passare quei 20 minuti dentro la bolla tropicale fra uccellotti dal becco rosso e altro bestiame vario che mi svolazzava intorno alla testa e saltabeccava di ramo in ramo quasi indifferente a me e agli altri (pochi, c’è poco spazio per gli umani) visitatori. Come essere davvero dentro una foresta.

La stessa sensazione che si prova dentro l’Acquario nella stanza dei colibrì, che visitai circa un anno fa ma immagino non sia cambiata: lì c’è un’altra piccola foresta tropicale, ma popolata solo (se ben ricordo) da colibrì verdolini che ti svolazzano fra i capelli con fare timido, altrettanto simpatici dei becchi-rossi della bolla. Bello, insomma.

I gestori della bolla tropicale sono dei signori di Pavia che gestiscono anche l’Oasi di Sant’Alessio, presso il Castello omonimo, a Sant’Alessio con Vialone (PV) “la flora e la fauna dei luoghi umidi: dalla Pianura Padana alla foresta pluviale” come recita il depliant. www.oasisantalessio.com, of course. Pare ci siano anche dei bradipi, con cuccioli! E l’upupa, ilare uccello calunniato / dai poeti

Magari un giorno ci andiamo

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