Descrizione
Un tragico e insolito evento
Ci sono fatti, tragici o lieti, che per la loro straordinarietà rimangono impressi nella memoria di chi ne è testimone per lungo tempo, talvolta anche “vita natural durante”. Appartiene a questa categoria un tragico episodio di cronaca sampierdarenese avvenuto una sessantina di anni fa di cui ho sentito parlare in famiglia perché chi era giovinetto allora ancora ne porta memoria, benché ormai la sua giovinezza sia terminata da lungi. Era il 30 maggio 1952, verso le 21,30 e per le vie di San Pier d’Arena risuonò un boato con rumori di macerie; un rumore che forse a molti avrà fatto ricordare la guerra terminata soltanto sette anni prima. Niente bombe però: era crollato un balcone del quinto piano di un palazzo – l’articolo de L’Unità che racconta la vicenda dice trattarsi del civico 58 di “via Nicolò Barabino”; il balcone precipitò in strada, una ventina di metri più in basso. Il fatto avrebbe potuto limitarsi a causare danni materiali se non che sul balcone stava affacciata una signora di una cinquantina d’anni, Filomena Guidi, che precipitò sulla strada insieme al balcone sbriciolato. La memoria popolare tramanda che costei fosse di corporatura piuttosto abbondante, ma ciò non significa che la causa del crollo fosse la sua presenza sul balcone… La caduta provocò la morte della donna ma ancor più grave fatto, crollando il balcone ne colpì tre dei piani sottostanti distruggendo anch’essi; il frastuono provocato dal molteplice crollo attirò l’attenzione dei vicini e dei coinquilini fra i quali v’erano due ragazzi che vivevano al piano di sotto: si chiamavano Maria Teresa, di vent’anni, e Guido, quindicenne, e mentre i loro genitori si affacciarono a una finestra per capire cosa fosse successo, loro corsero sul loro balcone… che non c’era più! Si trovarono improvvisamente coi piedi privi di appoggio ed è facile capire cosa avvenne dopo… Quell’incidente casalingo alla fine provocò ben tre morti: per la donna che stava sul balcone crollato e per la ragazza non ci fu nulla da fare, il ragazzo fu portato in ospedale ma le sue ferite erano troppo gravi. Fu un fatto tragico ma anche molto insolito – per fortuna i balconi non crollano frequentemente – che impressionò molti sampierdarenesi di allora, alcuni dei quali se lo ricordano ancora dopo sessantun anni.
Un ringraziamento ai miei zii Gianfranco e Maria Rosa che sono la memoria storica della parte sampierdarenese della mia famiglia. E un invito ai sampierdarenesi di allora e di oggi a confermare, modificare, smentire, precisare quanto ho qui raccontato come testimone non oculare.