Descrizione
“Bisogna arrivarci dal nord, con gli occhi e la memoria pieni dei colori e dei profumi dei boschi e del mare della Costa Smeralda. Che vien da pensare che la Sardegna sia tutta un trionfo di verde, il verde del mirto e delle sughere, il verde del mare, coi suoi riflessi così tropicali.
Invece la Sardegna è anche terra di steppe, di erba secca e terra bruciata dal sole, di grossi borghi color mattone persi nel nulla, con strade che svaniscono nel deserto giallo del Campidano. Fa un certo effetto passare dal trionfo verdeblu della Gallura al paesaggio quasi da pastore errante dell’Asia della pianura fra Oristano e Cagliari… Sa Jara manna, la Giara grande. Un altopiano basaltico, dal cui ciglio il grosso borgo di Gèsturi appare basso e lontano, una pianura a 600 metri sul mare, mirti verdissimi, erbe secche nel pieno dell’estate ma fiorite in primavera, vacche e tori al pascolo brado, sughere a perdita d’occhio, coi loro tronchi denudati e rossicci, e pile di corteccia accatastata dopo la raccolta e pronta ad essere caricata sui camion, il sughero la ricchezza della campagna sarda, non c’è plastica in grado di sostituirlo.
Qui ce n’è un’altra, di ricchezza, oltre al sughero: i cavallini. Arcinoti, i cavallini della Giara di Gèsturi: piccoli, selvaggi, diffidenti, dalle ignote origini storiche e biologiche…vivono bradi sull’altopiano, pasco-lando nella macchia e nascondendosi nel sughereto rado. Vengono turisti da mezz’Europa a vederli, o meglio a cercare di scorgerli. Si va a cercare i cavallini della Giara come in altri boschi si va per funghi: “andiamo di qua, passiamo di là, magari laggiù li troviamo”. Si può andare in cerca dei cavallini a piedi, in mountain-bike, a cavallo, in fuoristrada. A cavallo è meglio, si è più alti e più veloci che a piedi, più silenziosi che in macchina, ci si stanca meno che in bici (va bè, il sedere, un po’, dopo un’ora di sella, se non si è abituati… ma poi passa)…”