Descrizione
Nel paese del Piemonte dove ebbe origine la famiglia di mia mamma, tra le proprietà che mia sorella e io abbiamo ricevuto in eredità dagli antenati c’è “il Prato”: è un piccolo frutteto ruspante, nel senso che gli alberi si fanno i fatti loro senza che nessuna volontà umana intervenga a condizionare la loro esistenza, né potature né concimi, solo il raccoglierne i frutti quando hanno voglia di farli: i meli e i susini con cadenza biennale regalano saporite mele e susine un po’ bacate come la frutta veramente bio dev’essere, poi c’è un pero che è uno dei grandi amori della mia vita: alto cinque metri, di età imprecisata, produce ogni anno molte pere da cui si può ricavare una confettura squisitissima. Sotto agli alberi, l’erba, coloratissima di fiori di campo. Per me il valore aggiunto del Prato sta nell’essere quasi l’ultimo terreno non edificato lungo una strada che quando ero bambino era ricca di orti e piccole stalle (con mio nonno andavo a prendere il latte dal contadino Birò che mungeva la mucca davanti a noi) ma ormai è un susseguirsi di palazzine e seconde case (la stalla del vecchio Birò è un garage). Il nostro Prato è rimasto illeso per scelta dei miei nonni, poi dei miei genitori, infine di mia sorella e me. Gli abitanti della zona stentano a capire perché non “valorizziamo” il terreno costruendoci qualcosa; il mese scorso uno di essi mi ha chiesto se volessimo venderlo a un suo vicino che “farebbe una tettoia, asfalterebbe tutto, per ricavarne parcheggi”. Gli ho risposto sorridendo che non siamo interessati a vendere un terreno che fu di mio nonno e a cui siamo molto affezionati, e spero che la faccenda si chiuda così. Ma dentro di me sentivo uno ssciupùn de futta come Govi: perché gli esseri umani “normali” danno valore a un pezzo di terra solo se è asfaltato e cementato? Ma gli alberi e l’erba non valgono proprio niente? Sono io l’unico stupido che ama e ammira “sora nostra madre terra” quando “produce diversi fructi con coloriti fiori et herba”? Per fortuna so di non essere l’unico, ma forse siamo una minoranza. Che tristezza. Comunque, fossi anche l’unico stupido di questo tipo in Italia, sono orgoglioso di esserlo, ecco!