Descrizione
Una sera di inizio febbraio ero a cena con alcuni amici a Sanremo ed è arrivato Andrea, trentenne coltivatore di olivi e produttore di buon olio extravergine di oliva di varietà taggiasca; un paio d’anni fa avevo visitato il suo oliveto sopra il paese di Apricale, che aveva rilevato dal vecchio proprietario e rimesso in attività dopo anni di abbandono. Tornato a casa dopo la cena, a letto prima di dormire ho sfogliato il numero di febbraio de Le Scienze (che secondo me è il miglior periodico di divulgazione scientifica che esista in Italia). Oltre agli articoli monografici ha alcune rubriche fisse, una delle quali si chiama “Made in Italy” e presenta aziende, società e spin-off italiane che inventano, brevettano, producono, realizzano oggetti, beni, servizi di avanguardia nei diversi campi della tecnica e della tecnologia; molte di queste aziende sono create e gestite da giovani. E tanto l’olio di Andrea quanto i prodotti e i servizi delle aziende presentate su Le Scienze trovano clienti in Italia e all’estero con disinvoltura. Cosa significa tutto ciò? Per esempio significa che in Italia ci sono parecchi giovani intraprendenti che sanno inventarsi lavori, professioni, prodotti e idee da vendere, e trovano chi glieli compera perché sono idee e prodotti di buona qualità; a volte sono di ottima qualità e non ce ne sono di analoghi fuori dai confini italiani. Significa anche che non tutti i “cervelli” italiani devono fuggire all’estero per sopravvivere, vivere e realizzarsi. Quali requisiti deve avere un “cervello italiano” che voglia rimanere in patria? Credo che soprattutto occorrano intelligenza e idee chiare, poi spirito di iniziativa, forza di volontà e la “follia” di voler seguire i propri sogni. I soldi? Anche loro, ma non è necessario averli già all’inizio, è più importante saperli cercare, saperli chiedere, e avere qualcosa di valido (buone idee e buoni sogni) da offrire in garanzia a chi li può prestare, banche, Regioni o Unione Europea. Qualcuno sostiene che ci vuole anche la fortuna e forse ha ragione; però Appio Claudio Cieco, console di Roma, diceva che “faber suae quisque fortunae”, ciascuno è artefice del proprio destino, e forse anche lui aveva ragione.