Descrizione
“L’aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom’ io con li etterni Gemelli,
tutta m’apparve da’ colli a le foci ”
Il Dante personaggio ebbe la possibilità di vedere la Terra dall’alto del cielo delle stelle fisse ma il Dante autore certamente no. Però era uno che viaggiava parecchio e quindi si può anche immaginare che sia salito sul monte Cimone, massima vetta dell’Appennino settentrionale, e da lassù, in una giornata particolarmente limpida, abbia concepito la similitudine della Terra piccola come un’aiuola; e pazienza se i dantologi ipotizzano che per questa perifrasi il Poeta si ispirò a Severino Boezio e a Cicerone o a Seneca. In effetti da lassù, tempo permettendo, la visuale a 360° è amplissima: nel 1936 il modenese Alfredo Galassini disegnò la “carta del grande orizzonte” del monte Cimone, riportando i punti estremi visibili dalla vetta in condizioni ottimali: il Monviso a ovest, le Alpi Bernesi a nordovest, il monte Nevoso in Istria a nordest, il monte Terminillo presso Roma a sudest, i monti della Corsica a sudovest. Sono visibili la catena delle Alpi, la Pianura Padana, i mari Ligure, alto Tirreno e alto Adriatico e ampie parti di dodici regioni italiane; circa il 40% del territorio nazionale. Cosa c’è quindi in Italia meglio del Cimone per installare una stazione di ricerca sul clima? È così ha fatto l’ISAC – Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR (il Consiglio Nazionale delle Ricerche) che ha la sua sede a Bologna, in collaborazione con l’Aeronautica Militare.
Geologicamente il Cimone “è un monte con le gambe all’aria”, formato da strati di arenaria Macigno inclinati a nordest e rovesciati rispetto alla giacitura originaria; effetti dell’orogenesi appenninica, ancora in corso come testimoniano i terremoti che scuotono la penisola italiana. Il ritrovamento di pietre lavorate dimostra che il monte è frequentato dalla tarda Età della pietra ed Età del bronzo (circa 2000 a.C.); nel XIII secolo inizia ad avere un nome: Alpe de Lona, o de Nona, diventa poi Monte Orientale e infine Monte Cimone. La prima ascensione documentata è del conte Guidinello Montecuccoli nel 1569; nel 1655 i padri gesuiti Riccioli e Grimaldi, con misure geodetiche, ne determinano l’altezza di 1154,25 passi bolognesi, ovvero 2197 metri; (la misura ufficiale attuale è di 2165 mt); nel 1671 il matematico Geminiano Montanari usa un barometro per misurare l’altezza del monte e nel 1726 raggiunge la vetta il duca di Modena Francesco III, che lascia un ricordo inciso nell’arenaria. Nel 1816 il comandante del Genio Militare di Modena, Giuseppe Carandini, fa costruire una piccola piramide che può accogliere tre persone; qui studiosi e scienziati eseguono per una dozzina d’anni rilevamenti topografici e geografici, fra cui una nuova mappa del Ducato di Modena, studi sul livello dei mari Tirreno e Adriatico e sulla triangolazione del Granducato di Toscana. Dopo l’unità d’Italia, nel 1875 il marchese Federico Caradini pubblica la guida “Una salita al Cimone” e nel 1888 si inaugura sulla vetta una Torre Osservatorio esagonale alta 14 metri dedicata a Geminiano Montanari dove si eseguiranno studi sui fulmini e sul sole; poi, nel 1908 viene eretta la chiesetta della Madonna della Neve, che nella festa del 5 agosto richiama sul monte ancor’oggi molti fedeli. La torre ospitava un termoidrografo (per registrare temperatura e umidità relativa dell’aria) e un eliofanografo (misurava la durata giornaliera della luce solare); molti scienziati vi compirono studi e misure sino al 1922, poi fu abbandonata: nel 1934 il Genio Civile la usò per esperimenti televisivi ma cadde in rovina durante la seconda guerra mondiale. Nel 1937 l’Aeronautica Militare edificò sulla vetta una casermetta per i servizi meteo e di telecomunicazione; due anni dopo il CAI inaugurò il rifugio Gino Romualdi, che nel 1950 fu requisito dall’Aeronautica e collegato alle sue strutture adiacenti: stava nascendo l’Osservatorio Meteorologico, che iniziò a fornire il servizio di assistenza radiogoniometrica al volo estendendo le sue attività allo studio della grandine (nel 1954), della nebbia (1959), dell’inquinamento atmosferico da ossido di carbonio (1964) e delle piogge acide (1967); nello stesso anno si insediò qui anche il Genio Militare dell’aeronautica americana6. Nel 1979 l’Aeronautica Militare iniziò le misure di CO2, da allora mai interrotte e che costituiscono la più lunga serie di misure sull’anidride carbonica atmosferica in Europa. Comparve poi sulla scena il professor Ottavio Vittori, già comandante dell’Osservatorio dell’Aeronautica, indi direttore della sezione di Bologna dell’Istituto di Fisica dell’Atmosfera del CNR, grazie al quale il CNR ottenne in comodato una parte dell’ex-rifugio CAI, che divenne la stazione di ricerca a lui successivamente dedicata. Nel 1991 iniziarono le misure dell’ozono troposferico e nel 1999 il CNR ottenne l’intero rifugio che fu ristrutturato con un oculato uso dei soldi pubblici trasformandolo in un moderno laboratorio con sei posti letto, cucina e servizi per poter vivere e lavorare anche nelle peggiori condizioni meteo. Oggi sul Cimone c’è una stazione d’alta montagna per lo studio dell’atmosfera e delle mutazioni del clima che partecipa a diversi progetti di ricerca internazionali, importante perché è distante da fonti dirette di inquinamento e, unica fra le grandi stazioni climatiche europee, ha l’orizzonte libero a 360°: non vi è nulla di più alto nelle vicinanze e ciò fa sì che le masse d’aria che giungono qui non incontrano ostacoli orografici che ne influenzano il percorso. È un sito ideale per studiare le condizioni di fondo della troposfera dell’Europa meridionale e del Mediterraneo. I suoi strumenti sono in funzione 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno ma non c’è personale fisso, le attività si svolgono prevalentemente “in remoto”, controllate a distanza da Bologna e da Urbino, perché alle attività di ricerca partecipa anche la locale Università. Si fanno anche campagne di ricerca con strumenti e personale di altre istituzioni italiane e straniere. …