Descrizione
Atelier di moda, creazione di profumi, museo artigiano: laMaison Daphné di Sanremo è una trilogia che – dice la proprietaria Barbara – “è un connubio virtuoso tra artigianato e turismo. Perché oggi chi viene sul territorio non è più il turista semplice che vuole andare al mare senza pensare a niente, ma sono persone che cercano un’esperienza.”
Daphné è una realtà economica e culturale che brilla di luce propria nella cosiddetta Città dei Fiori ed è benissimo inserita in una rete imprenditoriale che si allarga, e di molto, al di là dei confini nazionali.
Barbara Borsotto, insieme a sua sorella Monica e ai loro genitori (sapete, quegli ottantenni giovani di mente che non concepiscono come si possa “andare in pensione”) conduce questo esempio di “imprenditoria etica” convinta che:“Quando vengono in Liguria, i turisti hanno piacere di mangiare ligure, magari andare a vedere come si bacchiano le olive e si fa l’olio, vedere i vigneti, conoscere il nostro artigianato. Nelle nostre creazioni mettiamo i colori e i profumi del territorio. Il concetto del nostro brand è di creare un prodotto legato alla Liguria, alla Riviera“.
LE ORIGINI DELLA MAISON DAPHNÉ
L’atelier Daphné prende il nome dalla mamma di Barbara e Monica che ha iniziato a lavorare a 14 anni in una delle due grandi sartorie di Sanremo.
Nella storica Jean Marguerite, la signora Dafne, lavorava come “petites mains” (“piccole mani”, questo era il nome in gergo delle ragazze apprendiste nelle sartorie), e nel corso della sua carriera ha avuto l’occasione di lavorare su un abito di Evita Peron.
Ma all’atelier Daphné, nel corso degli anni, sono passati molti altri personaggi famosi: da Dalida a Maria Callas fino alla Principessa Grace di Monaco.
Renzo Borsotto, invece, è originario di una famiglia di Grasse trasferita a Caramagna sopra Porto Maurizio. Il suo bisnonno, Domenico, coltivava fiori da profumo, tra cui il gelsomino e la rosa di maggio. E nel 1925, per quest’ultima, vinse una medaglia per qualità e purezza.
Dopo la guerra Renzo ha ripreso a produrre profumi. E ora prepara l’Acqua di Sanremo e una collezione di acque profumate con fiori del territorio. Alcune di queste seguono ancora le ricette originali della tradizione dell’epoca.
NON SOLO MAISON…
Il palazzo in cui ha sede la Maison Daphné è un convento del Duecento eretto su fondamenta romane che a metà del XIX secolo appartenne ai Duchi di Galliera, Raffaele De Ferrari e sua moglie Maria Brignole Sale, ricchissimi e generosissimi esponenti della nobiltà imprenditoriale genovese.
Qui, oltre all’atelier ha sede anche il museo aziendale della moda e del profumo che custodisce abiti di personalità celebri del XIX e del XX secolo e alambicchi del bisnonno profumiere.
Ma chi crede che sia un deposito di reliquie sbaglia. Il museo è una realtà viva che prende dall’antico per ispirare il contemporaneo, per dare l’esempio per il futuro. Qui vengono scuole di moda a fare stages dall’Italia e dall’estero, dal Principato di Monaco, dalla Gran Bretagna e perfino dalla Svezia.
COLLEZIONI STORICHE PER LA MODA DEL FUTURO.
Nel museo ci sono tessuti, damaschi, broccati e velluti del Seicento genovese, telai del Settecento donati dalla scuola Duchessa di Galliera di Genova, che Daphné sostiene facendo formazione alle ragazze che escono dal percorso accademico.
La Maison interagisce volentieri con le scuole perché “noi siamo il passato e il presente ma per dare un futuro all’artigianato è necessario dedicare del tempo alla scuola e alla formazione“. Una formazione in stile artigiani del Rinascimento, quando andare a bottega per un giovane significava imparare a sviluppare i propri talenti ancora inespressi.
“Il mestiere non te lo insegna nessuno, si ruba con gli occhi. Devi avere passione per quello che fai” dice mamma Dafne. E chi ha passione potrà uguagliare – e possibilmente superare – in abilità il maestro da cui ha appreso i segreti dell’arte. “Tristo è lo discepolo che non avanza lo maestro“, diceva Leonardo da Vinci.
Barbara prosegue: “Creare percorsi esperienziali è interessante per i piccoli imprenditori. dovremmo fare più sistema, fare rete, come facciamo nell’AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda), ottocento medie e piccole aziende in tutt’Italia, si lavora in networking, molte sono imprese familiari di seconda o terza generazione, lì dentro c’è la passione prima del profitto. AIDDA è affiliata alla FCEM Femmes Chefs d’Entreprise du Monde, fondata nel 1945 dalle donne di aziende francesi i cui uomini erano in guerra e ora diffusa in tutto il mondo, il cui motto è: Una invisibile, insieme invincibili“.
DAPHNÉ È ANCHE “IMPRENDITORIA ETICA”.
Un’azienda è “etica” quando non lavora solo per il profitto ma davanti ad esso mette altri valori, necessari per rilanciare l’economia e andare verso un mondo più sostenibile.
Nelle sue collezioni la Maison cerca sempre di sensibilizzare su temi eticamente importanti: recentissi sono le Scarpette Rosse sul tema della violenza contro le donne e ilfoulard di Pelagos – il Santuario dei Cetacei – contro la plastica in mare.
Parte del ricavato dei prodotti a tema etico va ad associazioni impegnate sui temi: per le Scarpette Rosse sarà Save the womandi Rosella Scalone con la chatbot Nonpossoparlare (dove le donne possono parlare dei loro problemi rimanendo anonime); per i foulards Pelagos è l’Istituto di ricerca Thetys con la biologa marina Sabina Airoldi.
I FOULARDS SONO REALIZZATI IN COTONE BIOLOGICO E FIBRE NATURALI DI GINESTRA E ARANCIO, UTILIZZANDO MATERIALI PRODOTTI DA UNA START-UP FEMMINILE SICILIANA, LA CUI ULTIMA NOVITÀ È UN TESSUTO BIODEGRADABILE CHE SI DISTRUGGE DOPO CINQUE ANNI.
“Portiamo avanti l’artigianato con la passione ricevuta dai genitori, formiamo i giovani, usiamo tessuti quanto più possiamo biologici, valorizziamo il personale, una piccola azienda è come una famiglia… questo è imprenditoria etica. Così facendo contribuiamo a far vivere la nostra città. E poi cerchiamo di fare molta rete sul territorio, facciamo delle “capsule collections” dedicate alle eccellenze gastronomiche locali, gamberone rosso, basilico, oliva taggiasca e olio, seguirà il vino Rossese…”
“Collezioni capsula” significa che si realizzano solo alcuni capi, ad es. foulard, abito, pareo, camicetta… inseribili all’interno della collezione generale dell’anno. Così si fa sistema e si valorizza il territorio. Esportando le nostre creazioni facciamo viaggiare il territorio.”
“E qui si torna alle esperienze per i turisti: per certe cose le città del mondo ormai sono tutte uguali, si trovano ovunque le identiche catene commerciali, nell’abbigliamento come nell’alimentare. Ma se vieni a Sanremo, e desideri cercare le tipicità locali, puoi trovare i pescatori nel Porto Vecchio che ti fanno le fritturine col pesce appena pescato, e anche i nostri foulard e profumi entrano in queste esperienze. Chi acquista un nostro foulard o un nostro profumo, si porta a casa un pezzo di Riviera.” conclude Barbara Borsotto.