Descrizione
“Oggi mancano ragioni per l’ottimismo; possiamo solo avere speranza. Ottimismo è: siccome c’è la primavera fuori di noi, nasce la primavera dentro. Speranza è: nonostante ci sia una siccità assoluta, dentro al cuore gorgogliano sorgenti. Ottimismo è gioia “perché”: è una cosa umana, naturale, con radici nel tempo. Speranza è gioia “nonostante”: una cosa divina, con radici nell’eternità. L’ottimismo si alimenta di cose grandi, senza le quali muore; la speranza si nutre di cose piccole: una fragola sull’orlo dell’abisso, una gioia senza alcun motivo. Ma abbiamo la possibilità della speranza”. Sono parole di Rubem Azevedo Alves, un pastore presbiteriano brasiliano che fu anche teologo, psicoanalista, educatore, autore di libri religiosi, scolastici, filosofici, per ragazzi eccetera, scomparso nel 2014. Certo quando scrisse queste parole non pensava al virus che oggi sta sconquassando la vita biologica, sociale, economica del mondo ma credo che la parte di mondo in cui ha vissuto, il Brasile, sia sempre stato un punto di vista privilegiato per comprendere a fondo il significato e il senso dell’ottimismo del perché e della speranza del nonostante. Noi qui, nella complessivamente ricca e ragionevolmente tranquilla Europa, da parecchi decenni abbiamo imparato a convivere – chi più chi meno, certo, ma complessivamente più che meno – con l’ottimismo del perché senza avere troppo bisogno della speranza del nonostante. Questa crisi pandemica ci preoccupa e ci spaventa ma chissà mai che al termine, quando tutto sarà concluso (perché prima o poi si concluderà, anche la Peste Nera del Trecento, anche la Seconda Guerra Mondiale alla fine sono finite) non ne usciremo qualche modo migliori. Più saggi? Più uniti? Meno superficiali e più attenti alla sostanza delle cose? Difficile a dirsi ora, ma ricordiamoci che “crisi” etimologicamente si lega alle scelte e ai cambiamenti, che possono anche essere in meglio; forse dal cambiamento portato dal virus uscirà una società più forte, più responsabile, più cosciente… “E Roma rinascerà più bella e più superba che pria” diceva il Nerone di Ettore Petrolini. E se avesse ragione lui? Speriamo.