Descrizione
“Come i libri della Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges, anche le colline ammonticchiate fra le valli del Tànaro, del Belbo e delle due Bòrmide non sono infinite ma semplicemente innumerabili e innume-revoli. Si chiamano Langhe perché “langhe” sono in dialetto le loro creste affilate. Intorno ad esse panorami di Alpi lontane e borghi rossi di chiese e di castelli, sui loro crinali il soffio tiepido del marin, il vento che vien dal mare e rapaci in volo basso; sotto di esse boschi di robinie e tartufi, rittani e rii scoscesi; un ordito di strade ondulate ne percorre i fondivalle coltivati e le creste aperte verso il cielo, altre strade avvitate su se stesse salgono di valle in cresta e scendono di cresta in valle con chiesette rugose a benedire i crocicchi. Poi vigneti e vigneti e vigneti e vigneti e…”