Descrizione
Eravamo il “tempio di Venere”
Entrando, un giorno, in una casa di una località distante da Genova, mi è capitato di ammirare una stampa appesa al muro che raffigura, come dice il cartiglio tenuto da due paffuti angioletti nella parte superiore, la città di “S.Pietro d’Arena”. Non c’è una data ma la presenza sul lato destro, a levante della città verso Genova, della “Fortificatione nuova” pone un termine post quem al 1632. Ne ignoro l’autore ma la scritta “pag.93” in alto indica che si tratta di una pagina strappata a qualche libro. È interessante questa bella stampa che riprende la nostra città a volo d’uccello con vista dal mare, una specie di Google Maps ante litteram. Interessante perché mostra quanto essa fosse ricca di ville, giardini e spiagge in tempi in cui il successivo sviluppo industriale non era nemmeno lontanamente immaginabile. Beh, sappiamo che i cartografi di un tempo non erano tanto assillati dall’esigenza di precisione, anteponendo l’eleganza del disegno all’esattezza topografica, quindi mi chiedo, ad esempio, se davvero la lunga battigia che corre dal Capo di Faro alla “Polcevera Riviera”, popolata da persone e barche da pesca, fosse davvero così larga e così regolare com’è disegnata. E chi sa dirmi se davvero il ponte oggi detto di Cornigliano, con l’edicola della Madonna a metà, aveva davvero 15 arcate? Nel paesaggio urbano compreso fra la Lanterna e il Polcevera spiccano per dimensioni ed eleganza di dettagli architettonici alcuni edifici ben segnalati nella legenda in basso, quali il “palazzo del Prencipe Centurione” con un immenso giardino alle spalle, a ponente della chiesa delle “Celle de Agostiniani”, o le grandi ville “del Duca San Pietro” e del “Sig. Francesco Ma Imperiale”. Impressionante poi la successione di ben nove giardini uno accanto all’altro tra il promontorio della Lanterna e il Polcevera, delimitati dalla palazzata a ridosso della spiaggia e dalla “villata” a monte. Più all’interno, accanto alla chiesa di “San Pietro Convento de Giesuiti” si estende un enorme parco boscoso che sembra di pertinenza del “Pal. del Sig. Agostino Mari”, un edificio quasi piccolo rispetto alle altre ville.
Diamo pure credito all’ipotesi che l’ignoto artista – secondo l’uso antico abbia giocato un poco con la fantasia nel rappresentare la San Pier d’Arena dei suoi tempi, però non può essersi inventato tutto; insomma, quando l’umanista toscano Enea Silvio Piccolomini, che dal 1458 al 1464 fu papa col nome di Pio II, scriveva che il paesaggio di ville e giardini intorno a Genova (quindi anche qui a S.Pietro d’Arena) era il “tempio di Venere” dea della bellezza, non diceva mica una sciocchezza…