Descrizione
Quando Linneo inventò il moderno sistema di classificazione delle specie animali e vegetali, quello con la doppia denominazione latina, non sparò nomi a caso: per la pianta del cacao scelse “Theobroma cacao”, e aveva ragione. In greco, infatti, theobroma significa “cibo degli dei”. Non erano solo gli Aztechi e i Maya a pensare che il cacao e il suo figlio più nobile, il cioccolato, fossero cibi divini: lo pensiamo anche noi europei da più di quattro secoli, da quando le prime navi spagnole di ritorno dalla neoscoperta America portarono nel nostro continente quei semi scuri e quella bevanda amara e saporita. Poi, come diceva Totò, “da cosa nasce cosa” e il cioccolato divenne col tempo una materia da plasmare, con cui i maestri dolciari creano opere d’arte che sono delizie di tutti i sensi, dalla vista all’olfatto, dal tatto al gusto. Ecco, forse manca l’udito, perché generalmente il cioccolato non suona e non parla. Uno dei più famosi maestri cioccolatieri ha il negozio e il laboratorio in Via Cornigliano e si chiama Antonio Le Rose. Sessant’anni ben portati – sarà che il cioccolato mantiene giovani? -, calabrese di nascita e torinese-genovese di professione, Antonio Le Rose, quando non è in giro per il mondo con le sue “creature”, lo si trova nel Tempio del Cioccolato di via Cornigliano 166r insieme alla moglie e al figlio dove si concede volentieri alla curiosità del cliente o del semplice cioccolatofilo curioso.