Descrizione
La mareggiata del 1955
Quello che stiamo vivendo è uno dei peggiori febbrai in senso meteorologico degli ultimi cent’anni, ma il secondo mese dell’anno è sovente inclemente. Non sempre però a causa di neve e gelo, a volte sono altri fenomeni, come le mareggiate… Se nel 1955 fossero esistiti YouTube e You Reporter, credo che sarebbero stati “postati” molti video sulla mareggiata del 19 febbraio. Fu un fenomeno di eccezionale intensità che iniziò il giorno 18 e flagellò la costa per tutto il 19 febbraio continuando, con forza decrescente, sino al 22, con gravi conseguenze per il porto. Nel culmine della tempesta il barometro scese a 739,2 mm (poco più di 985 millibar), mentre le raffiche del vento raggiunsero i 123 km/h. Le onde erano molto irregolari perché al mare dominante da libeccio si aggiungeva un mare secondario da scirocco; la loro altezza non fu misurata con precisione ma fu valutata in almeno 7 metri. E alcune fotografie testimoniano che i getti verticali d’acqua prodotti dal frangersi delle onde contro la diga foranea raggiunsero altezze intorno ai 150 metri! Le ondate scavalcavano il molo Galliera e la diga foranea, che furono sottoposti a sollecitazioni tanto estreme che non ressero alla violenza del mare: alle 15,45 del 19 febbraio, circa 150 metri di diga si rovesciarono verso l’interno dei porto, poi lo squarcio si allargò sino a interessare un tratto di diga di 450 metri. Altre brecce si aprirono nel molo Galliera e altre ancora nel tronco centrale della diga di ponente. Aperti il molo e la diga, il mare colpì il ponte Eritrea, calata Bengasi, ponte Canepa e molo Ronco causando danni a banchine, bitte, binari di scorrimento gru, edifici, navi ormeggiate e agli accosti attrezzati per lo sbarco dei minerali di ferro e carbone diretti “al grandioso e modernissimo stabilimento siderurgico del gruppo IRI” e mettendo in pericolo i fabbricati di ponte Canepa dove vivevano circa duecento famiglie di senza-tetto che avevano perso la casa sotto i bombardamenti della guerra. Alcune navi ruppero gli ormeggi per la furia del mare e andarono a urtare contro i ponti: al ponte Eritrea la motonave svedese “Nordanland” urtò contro la banchina e affondò; portava un carico di carburo di calcio (CaC2), sostanza che al contatto con l’acqua produce acetilene, un gas fortemente esplosivo: difatti la nave esplose, provocando un incendio che durò diversi giorni ma non causò vittime.
Ringrazio per le informazioni il sito www.circololuigirum.genova.it e mio zio Gianfranco Dall’Aglio (all’epoca aveva quattordici anni), che dal terrazzo di casa sua in via San Pier d’Arena fu testimone oculare dell’esplosione della nave Nordanland. La foto è tratta dal sito citato.