Descrizione
Nell’editoriale del mese scorso avevo scritto che il calcio non mi interessa e non mi piace scriverne. Con massima coerenza adesso mi smentisco e scrivo di calcio; però in maniera un po’ particolare, perché questo sport come qualunque altra attività umana, si può vedere da molti punti di vista diversi: si può intendere come una colossale macchina per far girare i soldi e portarli là dove non sarebbero necessari, oppure si può vedere come un’attività educativa per bambini e ragazzi che altrimenti potrebbero, come si dice, “prendere cattive strade”. A San Pier d’Arena è facile trovare un esempio pratico di come il calcio – anziché essere un modo per arricchire gente che spesso non se lo merita – può essere un mezzo per educare ragazzi che si meritano di diventare brave persone e cittadini responsabili; è quello che il mese scorso avevo definito “scuola educativa di calcio” del Don Bosco.
Iniziamo dalla storia: l’Unione Sportiva Don Bosco nasce nel1945 grazie al parroco Don Nervi e ad alcuni giovani che videro nella loro passione sportiva e nell’ambiente dell’Oratorio Salesiano la possibilità di trovare serenità e speranza per il futuro. All’Oratorio Don Bosco lo sport era considerato quello che dovrebbe essere considerato sempre e da tutti: una manifestazione dell’intelligenza e della volontà umana in grado di generare educazione, amicizia, rispetto per sé e per gli altri, spirito di sacrificio e volontà, doti capaci di valorizzare se stessi e da mettere a disposizione degli altri. Questa filosofia di vita ha consentito all’U.S. Don Bosco di conquistare 25 volte la Coppa Disciplina – assegnata annualmente dalla F.I.G.C. alla squadra più corretta e dotata di “fair play” del campionato – e la Coppa Liguria nel 1953. Dal 1986 svolge attività di Centro CONI giovanile di avviamento allo Sport e nel 1988 ha avviato attività di Scuola Calcio, ufficialmente riconosciuta dalla F.I.G.C. L’U.S. Don Bosco è stata anche insignita dal CONI della Stella di Bronzo e nel 2007 della Stella d’Argento al Merito Sportivo.
Qui oggi circa duecentocinquanta bambini e ragazzi dai cinque ai vent’anni si allenano e giocano; osservandoli ci si rende conto di quanto sia multietnico il quartiere: sono per lo più bambini nati in Italia ma la grandissima maggioranza di essi sono figli di genitori immigrati e la Società va orgogliosa dei risultati conseguiti nel processo di integrazione etnica e sociale dei ragazzi ad essa affidati. Allenatori e dirigenti sono tutti volontari e si impegnano a seguire i ragazzi a tempo quasi pieno; inoltre gli allenatori diventano a volte un po’ i confidenti dei genitori che raccontano loro i problemi e le difficoltà e ci si rende conto di quanto sia importante la vita comunitaria del calcio, specie per i bambini delle famiglie più povere.
Lo sport – cito quanto sta scritto nel penultimo numero del bollettino L’Eco di Don Bosco – può avere una funzione educativa importante per abituare i ragazzi a rispettare regole e comportamenti precisi, a costruire una cultura della convivenza e del rispetto per gli altri; deve essere un momento di incontro, di dialogo, di gioia, lontano da condizionamenti e pressioni volti alla ricerca del campione-a-tutti-i-costi e dei movimenti di denaro che ne stanno intorno; i giovani “hanno il diritto di arrivare ultimi, con gioia, sapendo di aver giocato la loro partita in modo leale e rispettoso dell’avversario”. https://www.donboscocalcio.it/