Descrizione
Passando lungo una via pedonale di Arma di Taggia alcuni giorni fa vidi un cartello su cui i commercianti della strada ringraziavano i loro clienti abituali per l’affetto, l’amicizia, il sostegno psicologico che avevano dimostrato loro durante le settimane di chiusura. Il cartello continuava pregando quegli stessi clienti-amici di non abbandonare i negozietti di via adesso che hanno faticosamente riaperto, perché i loro titolari non sarebbero in grado di sopravvivere se al lockdown seguisse ora un lungo periodo di scarsa o nulla attività. Pensavo alle mie uscite di casa nei quarantanove giorni del mio #iorestoacasa sanremese: andavo due volte alla settimana alla Coop per me e dal vicino Arcaplanet per i gatti; compattavo gli acquisti alimentari per fare veloce e star poco in giro. C’era sempre gente, talvolta la coda per entrare. In ogni guerra c’è chi muore e chi si arricchisce e sospetto che la grande distribuzione organizzata si sia – legittimamente, per carità! – arricchita con questa pandemia. Ma qualsiasi consesso urbano non credo possa sopravvivere dal punto di vista sociale senza il piccolo commercio, senza i negozietti di strada, i “besagnini”, le cartolerie, i bar, i piccoli artigiani, i negozi di abbigliamento, i ferramenta, le trattorie per la pausa pranzo… Creo sia chiaro a tutti che questa è una pandemia economica ben più che biologica; da un punto di vista biologico mi sembra in fondo una normale lotta preda-predatore, alla fine troveremo un punto di assestamento e impareremo a convivere, l’Homo sapiens con il virus SARS-CoV-2 e la malattia che esso provoca, il Covid-19. Ma più preoccupanti sono le varianti non biologiche della lotta, quelle che al predatore virus non interessano ma alle prede umane si: crisi del lavoro, disoccupazione, debito pubblico, PIL, crisi sociali, tensioni internazionali. Saranno gli storici a calcolare quante vittime avrà fatto il coronavirus ma mi pare piuttosto ovvio che non è indispensabile risultare positivi ai tamponi per entrare nel novero delle vittime di questa malattia. Non ho certo perso la speranza di cui scrivevo due mesi fa ma, appunto, per ora è solo speranza, non ancora ottimismo…