Cos’è che rende un paio di occhi “due begli occhi”?
Dal punto di vista fisico, fisiologico, due occhi belli, di quelli con lo sguardo che si nota incrociandolo per strada, lo sguardo che fa innamorare, sono diversi dagli occhi dei comuni mortali che per farsi notare devono far casino, fingersi intelligenti, andare in palestra per rinforzar muscoli e calar cellulite, indossare reggiseni a balconcino e comprare automobili ricche?
Non so, non conosco abbastanza la fisiologia e l’anatomia. Forse la differenza non sta nella retina e nell’umor vitreo ma è qualcosa che sta nell’anima e dagli occhi semplicemente “esce fuori”. Boh.
Ma ho scoperto che i “begl’occhi” non sono solo prerogativa umana.
Codamozza è un gatto, un Felis catus qualsiasi, razza soriana, quella grigia a strisce. Gat da cùp, per dirla alla piemontese.
Randagio auto-semi-addomesticatosi a Sanremo, dorme fuori, girovaga quanto vuole, spesso mangia e trascorre parte del giorno in giardino e in casa, ma sempre e solo a sua scelta. Elegantemente e con grande discrezione manifesta il suo innamoramento cortese, quasi trobadorico, per Musetto, che per via della sua condizione di gatta in menopausa forzata non può o non sa capire, ed è anche un po’ gelosa della sua cat-privacy, ma chi è sto sconosciuto che piomba in casa mia e si installa nel mio salotto, mangia nelle mie ciotole, pennichella sulle mie poltrone e miagola (con voce sommamente sgraziata e cacofonica, peraltro) per chiedermi cose che non gli posso dare?
Si chiama Codamozza perché, con sublime originalità, ha la cosa mozzata, un moncherino che scodinzola come fosse un cane, chissà dove ha perso l’estremità, in quali incidenti o battaglie. Non pare che la cosa lo preoccupi.
Codamozza è un bel tenebroso. Tanto sgradevole all’udito ha il miagolio, tanto belli ha gli occhi. Verdolino chiaro come mille altri gatti, niente di speciale. Due banali, comunissimi, occhi verdi. Ma lo sguardo. Arriva dal fondo del giardino a testa appena abbassata, con l’andatura dinoccolata da dandy, e ti lancia delle occhiate da figo, ma non da fighetto idiota che si sente bello solo perché è ricco. Da figo esperto. Lui ti guarda alla Humphrey Bogart di Casablanca, ha lo sguardo di chi ha molto vissuto e molto ha visto. Lo sguardo di chi conosce la vita, e sa che a fronte di attimi di felicità ci sono ere geologiche di tristezza, ma vivere è la cosa più bella anche così.
Io se fossi Musetto gli direi “baciami scioccone!”. E lei invece fa la sdegnosa e si ritira sulla sua chaise-longue.
(Scritto il 25 luglio 2004)