Le Alpi Liguri e Marittime hanno quell’aria così marittima, diversa dalle Alpi Cozie, o Graie, per tacer delle Dolomiti. Aria marittima non nel senso che fra i larici e nei prati ci sguazzano i pesci, solo che pur essendo gli stessi larici e gli stessi abeti che si trovano in val Maira, metti, beh, il panorama è diverso, meno montagnoso anche quando si bazzica sui 2000 metri. Oddio, se ci si infila nel folto di qualche foresta come si deve, le Navette ad esempio, l’aspetto di vera montagna si fa più intenso, ma quando si gira per prati e boschi radi… insomma, non parlava a vanvera chi ha inventato quella filastrocca mnemonica delle elementari Ma Con Gran Pena Le ReCan Giù (pre-Prima Guerra Mondiale, come si può evincere dall’assenza delle Dolomiti nell’elenco, ma il maestro Raoul Bottazzi ce l’aveva insegnata così. O era mio nonno Attilio, che era un Ragazzo del ’99 e aveva fatto il Pasubio fra 1917 e ’18, soldato per la Patria appena diciottenne?).
Una cosa bella assai che c’hanno le Alpi Liguri-Marittime sono le strade ex-militari sterrate che girovagano fra vette e crinali, permettendo di percorrere non solo a piedi o in mtb, ma pure in auto, chilometri fra pascoli, boschi e sorgenti, forti militari ex-italiani o magari napoleonici, mucche e malghe, un po’ in Italia un po’ in Francia, quella Francia che era italiana sino al 1947 e che conserva ancora le tracce di ciò che fu, gente che parla italiano nelle panetterie, i cippi che ricordano i morti di guerra del paese (La Brigue, già Briga Marittima, ad es.) scritti in italiano, visto che erano soldati di Sua Maestà il Re d’Italia, allora. Cose così.
Fu Vittorio Amedeo duca di Savoia, principe di Piemonte eccetera, se ben ricordo, a far aprire la strada del colle di Tenda, per collegare il porto di Nizza, allora sabaudo, al Piemonte. Fu un lavoro di ingegneria e picconeria niente male, quella valle è bellissima ma aspra e rocciosa, la strada venne aperta e il colle di Tenda, 1800 mt e spiccioli, valicato. Più tardi sotto il colle fu aperta la galleria a quota 1300 mt, che evita l’ultima salita-discesa di cinquemila tornanti avvitati su loro stessi, soprattutto sul lato meridionale, quello oggi francese, della val Roja; quella galleria che si usa ancora oggi, che oggi appare stretta stretta ma insomma, una gran comodità.
La settimana scorsa con Uge e la mia fedele Trappoletta (la solita e grandiosa Y10, 10-years-old, 184.800 km sulle ruote) ci siamo percorsi la vecchia strada del colle e un po’ di varianti – quasi tutte sterrate e assai polverose, fra Limone Piemonte e Tenda, intorno ai forti militari del crinale, in vista del Monte Bego e della Valle delle Meraviglie, sotto un sole che cuoceva anche le rade erbe dei prati dei 2000 metri e le mucche; il mare, pur vicino, non si vedeva dalla foschia. Io salendo da Sanremo speravo di trovare un’aria frizzante e secca, invece non è stato un gran guadagno rispetto alla costa, ma il verde montano in estate com’è noto mi fa sempre prù, quindi viva il colle di Tenda anche se caldo.
Ninfe dei boschi (???): due biondine francesi (sanza infamia e sanza lodo, soprattutto sanza lodo) cui demmo un breve passaggio fra Notre Dame des Fontaines (niente visita agli affreschi interni, pur stupendi, già li conosciamo bene) e La Brigue, che ci dissero di lavorare in una malga-ricovero-hospitale per viandanti su per i monti, chissà che ci fanno lassù; poi Elena, simpatica e anche graziosa ostessa di Limonetto, da cui spuntinammo alle 13, Uge insalata e coca io taglierini al ragù e vino rosso. Al ragout. Con vaga rassomiglianza fisica con le genovesissime Lulù Costa e Carola Dufour. Elena, non il ragù.
Nota storico-boschereccia: lungo una di queste strade terrose d’alta quota c’è la Fontana Alba, umida ancora non ostante la perdurante siccità, ombrosa di alberi alti, dove un graffito (fra i molti) apparentemente scritto col lapis (ma mi par strano, quanto resiste un lapis alle intemperie?) dice “Dolciotti da Macerata, 15/8/41” un soldato in guerra che si è dissetato lì, immagino. Sarà sopravvissuto alla guerra? Sarà ancora vivo? Ah, saperlo!