Recentemente ho avuto modo di frequentare un paio di festival musicali, a cui sono arrivato tramite l’amica musicista giornalista Giulia Cassini che ringrazio per avermi introdotto tra siffatti personaggi e siffatte forme di arte musicale. Il primo, in agosto, è stato il Festival Combin en Musique, in Val d’Aosta; in settembre il Festival Musicale del Mediterraneo a Genova. Non sono stato assiduo, in Val d’Aosta sono andato per un evento soltanto, a Ollomont, e del Festival del Mediterraneo ho assistito solo a tre spettacoli. Ma mi sono stati sufficienti per elucubrare alcuni pensieri… Certo mi interessa la musica, ascoltarla è per me un indispensabile piacere emotivo e spirituale, ma in generale per tutti i settori dello scibile umano di mio interesse (non solo la musica) mi piace conoscere cose nuove prescindendo dall’essere esse “belle” o “brutte”. Ragionando come Amleto “ci sono più cose in cielo e sulla terra, Orazio, di quante ne sogni la nostra filosofia” e il “bello” sta nell’andare a scoprire queste cose in cielo e sulla terra; l’ignoto è interessante in quanto Ignoto – “la gioia infinita di entrare in porti sconosciuti prima”, canta l’Odysseus di Francesco Guccini – e non c’è urgenza di applicarvi le usuali categorie estetiche. Dopo aver appreso, se mai, dirò “questa è una cag.ta, non la cercherò una seconda volta” ma la prima volta ne vale sempre la pena.
La sera di sabato 12 nel cortile del Castello d’Albertis ho apprezzato la brasiliana Virginia Cambucì col suo trio nordestino, mi sono piaciute le loro musiche vivaci e melodiche che talvolta divagavano verso sonorità quasi klezmer, e ho anche acquistato il loro cd. Invece non acquisterò mai i cd dei Merope, il trio lituano che alle 6,30 del mattino di domenica 6 hanno suonato musiche….. spiritual-neniose-natural-boh nella deliziosa cornice marina-urbana dell’Isola delle Chiatte nel Porto Antico di Genova; una via di mezzo tra alcune musiche da biodanza e certi scorci di Pink Floyd (es. Echoes) che non prevedo di ascoltare nuovamente vita natural durante. Però sono contento di esserci andato perché – oltre al fascino di veder morire la notte e nascere il giorno in quel punto particolarissimo della città – ho scoperto un pezzo di cosa-si-può-fare-con-la-musica che prima ignoravo (parentesi: Echoes è una meraviglia, una lunga meraviglia – dura 23 minuti e mezzo – ma mi stupirei se i Merope diventassero famosi come i Pink Floyd).
Insomma, la curiosità giustifica qualunque bruttura (anche se alcune musiche di quei lituani non erano poi così brutte, dai) nella musica come nella gastronomia o nelle esplorazioni geografiche (chi era con me nella vacanza Calabria-Maremma dell’agosto 1980 forse ricorderà Capalbio Scalo e come fui preso in giro quando dissi che volevo andare a fare la spesa io per vedere com’era ‘sto paese…. Però giuro che non mi sono offeso, né allora né in seguito). Sulle persone non saprei, la curiosità di conoscere brutta gente forse non ce l’ho.