E queste sono riflessioni mie, banali e sciocche forse ma sono pensieri che mi vengono spesso, e magari ne ho già parlato, in precedenti occasioni, boh…

E così il PIL italiano per il secondo trimestre consecutivo è negativo…. “recessione tecnica” si chiama, mi pare di aver capito.
Il problema, mi pare d’aver capito, è che non si consuma abbastanza. I consumi calano invece dovrebbero aumentare.
Mi pare di ricordare che quando ero bambino sentivo mio nonno e successivamente mio padre e mia madre esortarmi a risparmiare, a non sprecare, a non consumare troppo in fretta le cose… Sono nato e cresciuto e tuttora vivo in una famiglia che ha sempre tenuto le proprie automobili in media dieci anni, giusto per fare un esempio. Siamo una famiglia antipatriottica, evidentemente, gente che ci pensa due volte e mezzo prima di cambiare televisore, che cambia frigorifero solo quando si rompe quello vecchio, pensate che il mio telefonino non è i-niente, non naviga in rete, fa foto (orribili) da 2 megapixel (roba che neanche i dagherrotipi…)…. e a me piace così! Sono un nemico della Patria, c’è poco da dire. Fossero tutti come me il PIL italiano sarebbe a livello del Burkina Faso, di Haiti.

Gli è che fatico a considerare questa necessità di “consumare” come una virtù sociale. Il verbo “consumare” ha (aveva, forse, in un tempo lontano) una connotazione negativa, è un verbo parente di “distruggere”, no? Una cosa consumata non c’è più o non funziona più. E infatti è così che deve procedere il mondo nostro attuale, consumare-distruggere-sostituire.

Si, me ne rendo conto: agricoltori a parte, che per definizione producono beni che si consumano e quindi poi devono ri-produrne altri analoghi, gli altri, essenzialmente chi lavora nell’industria, in teoria dovrebbero produrre beni durevoli e duraturi ma se i beni “di consumo” durano a lungo poi i lavoratori dell’industria non hanno più niente da ri-produrre e di cosa campano, senza lavoro? Se il “consumatore” prima di essere tale è soltanto “acquirente” e dopo aver acquistato si tiene l’acquisto per lungo tempo (un po’ come facciamo noi in famiglia con le automobili) il “produttore” resta disoccupato. E ciò è male, naturalmente. Non solo per il PIL nazionale ma proprio per il lavoratore dell’industria, e per la sua famiglia. Allora bisogna consumare-consumare-consumare… Distruggere-produrre-distruggere-produrre-distruggere-produrre… Una folle danza di Shiva nazionale-europea che non dovrebbe avere mai fine.
Insomma, comunque si rigiri la faccenda, mi pare che ci sia poco da stare allegri.

(Scritto il 7 agosto 2014)

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