Ho trascorso il primo finesettimana di settembre nella bella Sarzana, insolita città ligure pianeggiante e senza mare, dove ci aveva messo mano anche Lorenzo de’ Medici, ai suoi tempi, e secondo me il tocco toscano un po’ si vede.
Andai là nell’estremo levante della Liguria per bazzicare il Festival della Mente, che da quattordici anni riunisce un variegato gruppone di esperti dei più vari settori dello scibile umano, chiamati a parlare intorno a un tema di anno in anno diverso, mentre una folla di gente accorre da ogni parte d’Italia per ascoltarli. E grazie all’amica Doris di Milano che mi ha accompagnato.
Quest’anno il tema era “la rete”, declinato in tutte le sue eccezioni, da quelle più prettamente fisiche a quelle più astratte. C’è un fittissimo programma con molti eventi in contemporanea, si acquista un biglietto a 3,50 € per ciascun evento di proprio interesse e si va. Il problema in molti casi era che i biglietti venivano esauriti piuttosto in fretta e molti dovevano rinunciare.
Noi abbiamo seguito – se non scordo nulla – sei eventi: 1) una lezione di letteratura latina di Nicola Gardini che traendo spunto dalle reti usate dai cacciatori di selvaggina passava poi alle relazioni amorose e così via, citando Ovidio, Virgilio, Plutarco e altri; 2) una lezione di cosmologia di Lucia Votano (già direttrice del Laboratorio Nazionale di fisica del Gran Sasso) sulla struttura dell’universo a grandissima scala e sulla ricerca della materia oscura; 3) una performance teatrale di Giulia Lazzarini su un fatto della guerra a me totalmente ignoto ovvero il bombardamento aereo alleato su una fabbrica milanese che invece distrusse una scuola a Gorla uccidendo 184 bambini (con le rete di relazioni emotive che ancora legano i sopravvissuti ai morti ; 4) un film (lento e nojoso) sui vent’anni di arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi in Birmania; 5) una divertente lezione di zoologia di Emanuele Biggi (che in tv conduce Geo con Sveva Sagramola) sui ragni, tutto quello che c’è da sapere su quelle affascinanti bestiole; 6) una chiacchierata di Alessandro Barbero sull’organizzazione e la realizzazione del rapimento di Aldo Moro.
C’era una strafolla di gente; il tendone sotto cui si è parlato di Ovidio, di materia oscura, di Gorla e di Moro teneva – li ho contati – circa 800 posti e non tutti gli aspiranti ascoltatori riuscivano a entrare. Barbero ha raccontato di Aldo Moro dalle 23 alla mezzanotte di domenica, ultimo di tutto il festival, ed era ancora tutto strapieno. I ragni sono andati in scena in un cinema che aveva 150-200 posti e molti non sono potuti entrare, io e altri abbiamo ascoltato – senza vedere le immagini ma era meglio di niente – in piedi fuori dalle porte di sicurezza lasciate aperte.
Tutto ciò è stato molto bello per me e cagione di pensieri ottimisti: se c’è tanta gente che ha voglia di trascorrere tre giorni in mezzo ad argomenti così poco legati alla vita quotidiana come le Metamorfosi di Ovidio e i superammassi di galassie beh, allora forse Facebook & C. non hanno ancora rincretinito del tutto gli italiani.
C’è un altro pensiero che mi viene sempre in mente quando mi avvicino a certe piccole meraviglie della natura, e i ragni con la loro variegata biologia ed etologia sono tra quelle: “possibile che sia tutto venuto dal caso?”. L’ho già detto e lo ripeterò sempre, io trovo molto più assurdo che l’affascinante complessità dell’universo derivi da un bislacco gioco del Caso piuttosto che dalla volontà di un Ente Creatore. Ente che – secondo me – non ha creato direttamente ogni singola specie di ragno come pensano i creazionisti americani, e non ha creato nemmeno ogni singolo tipo di neutrino; Dio si è limitato (limitato….) a dare le regole generali del gioco, poi all’interno di queste regole l’universo ha percorso la sua strada in piena libertà, una strada durante la quale intervengono anche il Caso e la Necessità come diceva Jacques Monod, e l’evoluzione darwiniana, il decadimento dei protoni e ogni altra bizzarria della fisica e della biologia fanno parte di questa libera strada.
Comunque per me i ragni, ingegneri eccelsi e artisti sopraffini, sono dimostrazioni ontologiche dell’esistenza di Dio. Però non formalizzerò mai questa mia convinzione: a dimostrare razionalmente che Dio esiste si sono impegnati in tanti da Sant’Anselmo d’Aosta a Kurt Gödel e non c’è mai riuscito nessuno, figuriamoci provarci coi ragni…
Dimostrare l’esistenza di Dio attraverso i gatti sarebbe più semplice??? Devo rifletterci. Chiederò a Polvere cosa ne pensa.
(Scritto il 6 ottobre 2017)