A cosa sia affine non lo so. Forse ad altri pesciolini guizzanti e minuscoli come lei. Le gambusie, si apprende, sono originarie delle acque dolci e salmastre del Golfo del Messico, delta del Mississipi, luoghi di cui canta LeAnn Rimes con (o senza) Joss Stone. Entrano nella lista nerissima delle specie animali più infestanti del mondo (insieme alle già citate formiche argentine). Le si usano nei laghetti e nelle vasche perché si nutrono (anche) di larve di zanzare, quindi infestano ma sanno essere utili, e nel multiforme giardino-arca di Villa Mergellina a Sanremo popolano da un anno e mezzo una scatolona di plastica trasparente dell’Ikea piena d’acqua in cui vivono alcune piante di ninfea, qualche alga nojosa che nessuno vorrebbe, numerose chioccioline d’acqua che mi chiedo da dove diavolo siano arrivate, e – appunto – un numero imprecisato di gambusie mangiazanzare. Le acquistammo a Masino, alla “Tre giorni per il giardino” del maggio 2015. Ci dissero che si riproducono facilmente e che sono pesci ovovivipari cioè le femmine si tengono le uova dentro sino alla schiusa e partoriscono i figli già completamente formati e autonomi. Come molti altri pesci sono cannibali, quando hanno poco da mangiare si azzannano tra loro e siccome le femmine sono più grosse, a rimetterci la ghirba di solito sono i maschietti; quindi in inverno, in assenza di larve di zanzare, è bene nutrirli con mangime se si vuole averne ancora l’estate successiva. Lo scorso inverno pur fra tutte le magagne donatellesche non mi sono dimenticato di loro e ora tra le ninfeette, le alghette, le chiocciolette, c’è pure un nugoletto di gambusiette che guizzano nell’acqua verdastra della plasticona sotto il plumbago al centro del giardino. Paprika ogni tanto ci mette il muso a curiosare ma l’acqua la perplime e non le molesta.
Sono un dettaglio, lo so. Un dettaglio nel giardino, un dettaglino nella mia vita, un dettaglinissimo nell’universo. Ma è un dettaglio piacevole, mi piace che pur facendosi la loro vita indipendente in qualche modo facciano anche parte della “mia famiglia”. Una famiglia in cui – tralascio sorellacognatonipoticani e zii&cugini perché sono a me connessi ma sono “altre” famiglie, e così devono restare – in cui potrei dire che la mia attuale vita di coppia consiste nel dormire tre o quattro notti alla settimana con Polvere sul cuscino e Paprika in fondo al letto (più che una vita di coppia è un menage-à-trois bisessuale e multietnico. Una vera famiglia moderna!) e in questo contesto familiare sono benvenute – insieme agli altri tre gatti – pure le gambusie delle ninfee, no?
(Scritto il 20 ottobre 2016)