Alcuni settori dello scibile umano non mi interessano e non sento il desiderio di conoscerli. D’altronde non si può sapere tutto di tutto. Il saggio sa di non sapere, com’è noto.
Altri mi interessano ma ne ho una conoscenza parziale e mi piace approfondire ogni tanto le parti a me ignote. Due di questi settori sono le arti figurative e la gastronomia, in cui so davvero poco – ad esempio – sull’Asia Orientale. Sono quindi lieto che l’amica torinese Valentina C. abbia competenze e interessi verso la cultura e la società di quella parte dell’ecumene dal Catai al Cipango, perché ogni tanto mi propone di condividere con lei brevi esperienze orientali.
Uno degli scorsi sabati siamo andati al MAO, Museo di Arte Orientale di Torino, per una visita guidata alla mostra “Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese”. Non scendo nei dettagli della mostra, dico solo che il Kakemono è un dipinto su seta o carta in forma di rotolo che viene appeso in verticale come decorazione murale da interno. Come i nostri quadri.
Ma c’è una differenza tra kakemono giapponesi e quadri europei che mi ha stupito e incuriosito: noi appendiamo un quadro per lasciarlo lì sulla parete teoricamente per sempre, fino a che il chiodo che lo sostiene non crolla, finché non traslochiamo in un’altra casa, finché non moriamo e lo ereditano gli eredi… I giapponesi appendono i kakemono temporaneamente: a seconda del soggetto dipinto, ogni kakemono è collegato a uno specifico periodo dell’anno o a qualche occasione particolare, quindi viene appeso ed esposto solo nei periodi di sua pertinenza, poi lo si stacca dalla parete, lo si arrotola e lo si ripone nella sua scatola, per sostituirlo con un altro kakemono più acconcio al nuovo periodo, alla nuova occasione privata o pubblica.
Sembra una differenza piccola e forse lo è. Ma mentre ascoltavo la spiegazione della guida pensavo che sotto questa differenza quadro/kakemono forse soggiace un modo giapponese di concepire il rapporto tra noi e l’ambiente in cui viviamo che è profondamente diverso dal nostro modo occidentale. E pensavo che i kakemono temporanei sono un piccolo banale indizio di come popoli diversi possano pensare e ragionare diversamente su cose anche minime. E a maggior ragione su cose “grosse”. Da cui sorgono fenomeni di reciproca incomunicabilità che possono portare anche alla guerra. Già, osservare i dipinti di anatre mandarine colorate e cascate d’acqua in bianco e nero mi ha portato a pensare ai fraintendimenti avvenuti negli ultimi tre decenni tra la politica occidentale da una parte e la politica russa dall’altra: se si fosse riusciti tutti a mettersi nel punto di vista dell’altro forse ora non cadrebbero bombe e missili a quattro passi da casa nostra.
Sono passato poi a pensare alla Cina: come Valentina, anche l’amica milanese-toscana Daniela D. parla il cinese e ha trascorso un po’ di tempo in Cina. Un giorno mi fece notare che mentre la società occidentale si basa sul concetto greco di “governo del popolo” e su quello cristiano di uguaglianza degli uomini, la Cina si fonda sul confucianesimo, che dà massima importanza a valori quali la deferenza verso gli anziani e i superiori, la corretta osservanza dei riti tradizionali, il rispetto sociale. In senso politico ciò significa che il “buon cinese” obbedisce allo Stato e alle sue leggi ed è orgoglioso di fare ciò. Principi che (cito il sinologo Maurizio Scarpari) “garantiscono al Partito un controllo capillare della società, facendo leva sul tradizionale senso di rispetto dell’autorità costituita e su sistemi di verifica del comportamento individuale, come ad esempio quello rappresentato dal credito sociale”.
Riassumendo, nessun kakemono appeso permanentemente alle pareti delle case giapponesi, nessun partito politico alternativo a quello Comunista in Cina. E chissà quanti altri “nessun” in giro per il mondo. Quelli che tentano di esportare ovunque la democrazia e lo stile di vita occidentale ci riflettano su. Però per favore a me lasciate i quadri fissi e i litigiosi partiti delle democrazie occidentali, mi trovo più a mio agio in mezzo a loro.
Strani pensieri vengono in mente osservando i delicati dipinti giapponesi su seta…