Tra gli attuali cinque gatti di Villa Mergellina a Sanremo, Popoff e Fred sono – in un certo senso – i più autonomi del gruppo.
Popoff apparve con la sua livrea nera con muso e ghette bianche nel gennaio 2014, (“Polvere e altri gatti“). Aveva un collarino color lilla e un’estrema familiarità col mondo umano; entrò in casa a cercar cibo e riparo senza la minima esitazione. Arrivando chissà da dove, chissà da chi. Poteva avere due o tre anni di età, maschio castrato, peso sui 5 o 6 chili; robusto ma non grasso. Due giorni dopo riapparve senza collarino e noi non gli abbiamo mai messo altro. Donatella lo chiamò Popoff per via di quel suo aspetto pacioso e tondeggiante, riferendosi al protagonista – cosacco dello Zar – della canzone vincitrice dello Zecchino d’Oro 1967. Da allora frequenta il giardino e la casa con grande piacere, godendo di un sano e robusto appetito (dopo aver mangiato il suo spesso fa lo spazzino e pulisce gli avanzi dei piatti altrui) e tenendo buone relazioni con gli altri gatti di questa casa-famiglia felina; soltanto Polvere, che si sente il padrone-di-casa-capobranco, lo tiene d’occhio e talvolta lo aggredisce – ma senza vera violenza – quando lui è in cucina o in camera da letto.
Fred, maschio intero di manto tigrato, comparve nell’estate 2015 (“Fred e Giordano Bruno“). Era, o almeno sembrava, giovane e sano, a parte un occhio talvolta semichiuso un po’ alla Fabrizio De Andrè. Molto randagio, timoroso, attento a sfuggire ogni contatto fisico con Donatella e con me (e ora con me e con la “Zia” Loredana), però una ciotola di pappa è sempre un valido motivo per avvicinarsi alle case e agli esseri umani….
Popoff in questi tre anni è rimasto fisicamente uguale a sé stesso, Fred è peggiorato parecchio, ora ha il pelo stinto ed è magrissimo, trascorre le giornate in giardino o nelle immediate vicinanze senza andare a caccia di gattine e mangia una quantità esagerata di cibo però è sempre più pelle e ossa. Ha qualche malattia che lo consuma, certamente, ma finché mangia, miagola, cammina, dorme senza apparenti problemi né dolori ce lo teniamo così e gli vogliamo bene.
Però, a prescindere dall’aspetto fisico di entrambi, abbiamo ormai compreso bene qual è la vera differenza tra i due: sono il Conte Popoff e il Compagno Fred.
Totò ci ha insegnato che signori si nasce, e Popoff lo nacque. Ha un portamento elegante, si muove con lenta flemma (tranne quando scappa fuori di casa inseguito da Polvere…), ascolta molto e parla poco, miagola raramente e a voce bassa. Ha la tendenza a piantarti le unghie e i canini nelle mani se lo afferri e lo magnuschi malamente contro la sua volontà, ma se lo tratti col rispetto adeguato al suo status sociale è veramente amabile.
Poi è decisamente un gatto di mondo. Non so se abbia fatto tre anni di militare a Cuneo però tratta con dimestichezza e familiarità il gotha degli abitanti del circondario e tutti lo conoscono e lo salutano. Va spesso a casa del senatore Boscetto all’ora dell’aperitivo su invito della di lui consorte che lo accompagna su al terzo piano in ascensore, cena volentieri col giovane avvocato Matteo A. e sua moglie Francesca che abitano sotto di me e sovente aggiungono una terza sedia a tavola espressamente per lui. Li ho visti diverse volte quest’estate cenare all’aperto tutti e tre insieme. Non gli mettono il bicchiere del vino perché Popoff è astemio. Nessuno è perfetto…
Frequenta anche la contigua piscina pubblica del Mediterranée, anche negli affollati giorni agostani. La scorsa estate udii un giorno un bambino dire “C’è un gatto. Bagnino c’è un gatto” e una signora che diceva “Che bel gatto che sei ” ed era Popoff comodamente allungato su un lettino di cui certamente non aveva pagato il noleggio.
Fred va d’accordo con gli altri quattro mici di famiglia, ma è sciamannato, magro, arruffato, con le vibrisse smozzicate, sbrincio, diffidente… Loredana lo ha chiamato Compagno per questa sua aria da ex partigiano invecchiato precocemente per le avversità della dura vita vissuta. Un proletario.
Un gatto proletario e incerto di salute che però mantiene con orgoglio la sua fierezza di animale libero e padrone di se stesso, basta vedere con quale cipiglio si erge a difendere il giardino – che ormai è diventato il suo territorio – dalle saltuarie intrusioni di gatti estranei. Un cipiglio e una volontà che stonano con la gracilità e la magrezza estrema del suo fisico (se l’intruso volesse menarlo lo farebbe a pezzettini) ma dimostrano che dentro quel corpo minuscolo batte un cuore ardimentoso. E, finora, gli intrusi se ne sono sempre andati…
Peraltro, con l’evoluzione del suo comportamento in questo paio d’anni Fred dimostra il fatto, ben noto e assodato nella storia dell’umanità, che ai poveri piace diventare ricchi, i proletari ambiscono a diventare borghesi. Nei primi tempi mangiava qualsiasi sbobba gli mettessimo nella ciotola, ormai ha imparato a cogliere fior da fiore e rifiuta ciò che non gli aggrada; adora la carne tritata cruda (e la chiede con miagolii insistenti e tenaci) ma che sia magra e sceltissima, se no desiste come Totò nel film Miseria e Nobiltà. In origine non metteva zampa in casa, ora sta imparando a salire sulle sedie del corridoio per farsi un pisolino dopo colazione, esattamente come fa Popoff.
Poi ci si chiede perché gli africani vogliono venire in Europa… Si, per le guerre e le violenze ma, credo, soprattutto per l’umanissima speranza di poter mangiare ogni giorno e di avere un tetto sicuro sopra la testa che li ripari dalle intemperie meteorologiche e sociali. Mi pare siano le stesse ragioni che hanno spinto Fred ad avvicinarsi a questa casa. Forse anche io mi comporterei così se fossi un gatto randagio o un giovane maliano.
(Scritto il 21 settembre 2017)