Dopo la triste dipartita di Codamozza nello scorso novembre, dai primi di maggio non c’è più nemmeno Oscar. Era il terzo gatto della famiglia, arrivò sei anni fa attirato dall’allora giovane e non ancora sterilizzata Sparisci; a modo suo si era inserito bene nell’arca di Noè di Villa Mergellina (nonostante la sua vita randagia gli facesse fare lunghe assenze) e aveva trovato il suo modus vivendi fra Sparisci e Codamozza; poi, morto Codino, era diventato l’amico grande ed esperto del nuovo arrivato, il giovane Polvere che lo adorava, letteralmente. Ultimamente era dimagrito e deperito, era diventato pelle e ossa come succede ai gatti vecchi. Però era un randagio al 100% quindi accettava volentieri un po’ di carezze ma non siamo mai riusciti a prenderlo in braccio, figuriamoci eventualmente portarlo dal veterinario…
Il 10 maggio Donatella l’ha visto per l’ultima volta, lei dice che è venuto per dirle addio e anch’io credo che sia stato così: dice che è stato cinque minuti vicino a casa senza toccare cibo, solo due carezze sulla testa poi se n’è andato, e poi basta. Lo sapevamo che ormai era alla fine, si capiva e si vedeva, però ci è dispiaciuto davvero tanto. Ci manca il vederlo bighellonare intorno alla piscina del Mediterranèe proveniente da chissà quale anfratto di Portosole, ci manca il suo miagolio di buongiorno al mattino quando si apriva il portone e lui era lì fuori ad aspettare la colazione.
Resta la soddisfazione che si è vissuto la sua vita in piena libertà, come ha voluto viverla, e gli ultimi sei anni (che forse sono più della metà del totale) li ha trascorsi senza doversi preoccupare di cercarsi il cibo, sapeva che da noi per lui ce n’era sempre, e ha anche imparato a prendersi i grattini sulla testa e nel collo, c’è voluto parecchio per riuscirci ma poi ha imparato ad apprezzarli e faceva delle fusa rauche con gli occhi socchiusi come se sorridesse,sia quando era tranquillo col pelo liscio e morbido, sia quando tornava da chissà quali zuffe e risse e amori con graffi sul muso e cicatrici sulle zampe.

Ma “la vita e la morte non cambiano mai”, diceva Guccini…
Non cambiano mai perché sono due aspetti dello stesso fenomeno, due parti complementari dell’unica, incessante e forse infinita esistenza dell’universo, in cui alcune sue parti muoiono e contemporaneamente altre nascono. Perché nell’universo è necessario che qualcuno muoia affinché altri possano nascere. L’immortalità sarebbe un’estrema, perversa forma di egoismo, indegna di qualunque essere senziente che desideri sentirsi – ed essere – parte di un tutto più grande e più generale.

Quindi, come si diceva dei re: “il gatto è morto, viva il gatto!” Anzi, nella fattispecie, “viva la gatta!”. Perché a occupare la nicchia ecologica di Oscar rimasta vuota è arrivata subito la Deutero-Macchia, che però – diversamente dal Deutero-Isaia che era tutt’altra persona rispetto al profeta titolare del nome – quasi certamente è la Macchia originale. Andiamo con ordine: un paio d’anni fa Oscar per un paio di settimane venne a colazione e a cena accompagnato da una gattina cucciola tricolore scura, che un giorno presi anche in mano ma poi decidemmo di lasciarla stare, in casa c’erano Sparisci e Codamozza, bastavano. La chiamammo Macchia e dopo poco tempo non si vide più. Chissà che fine aveva fatto, pensavamo ogni tanto, temendo il peggio. Ora, pochi giorni prima di dirci definitivamente addio, Oscar ha portato in giardino questa gatta che assomiglia molto alla cucciola Macchia di allora: è una giovane adulta con un folto pelo tricolore scuro, marrone beige nero, e due begli occhi verdi intensi che a Donatella sembrano avere lo stesso sguardo profondo e languido di Codamozza (che in effetti potrebbe ben essere suo padre). Insomma, siamo praticamente certi che la Macchia odierna sia la cucciola apparsa fugacemente due anni fa, anche allora al seguito di Oscar.

Oscar se n’è andato ma Macchia è rimasta, ormai si sta ambientando, trascorre ore in giardino nascosta fra i vasi, si avvicina alla casa per chiedere cibo, non si lascia (ancora) toccare ma non scappa, si tiene un po’ lontana da Polvere che invece, da quel ragazzotto gioviale che è, la cerca con curiosità e sta alla giusta distanza da Sparisci che a sua volta la tiene d’occhio con sguardo torvo ma non la aggredisce.
Quindi pare proprio che dovremo continuare ad avere tre gatti in famiglia, di cui uno randagio e quindi di famiglia part-time. Non che la cosa ci dispiaccia, sinceramente. Io aspetto il momento in cui riuscirò ad accarezzarla.
Unica differenza con Oscar potrebbe essere (anzi, sono due differenze) che Macchia essendo femmina sia meno vagabonda e che….. resti incinta. Vedremo. Magari poi non è del tutto randagia e frequenta anche altre famiglie. In fondo, in qualche modo avrà pur vissuto in questi due anni che non l’abbiamo vista, no?

Comunque insomma, davvero la morte è necessaria anche se è triste, ma si può dire che la vita rinasce dalle proprie ceneri. Bello che sia così, oltre che inevitabile e quindi giusto.
Oscar se n’è andato ma prima di chiudere questa sua esistenza terrena ha voluto portarci la sua erede, ha detto a noi “me ne vado ma non mi dimentico di voi” e ha detto a Macchia “vieni ad abitare qui, è brava gente, ti troverai bene”. Noi faremo il possibile per non deludere né la fiducia dell’uno né le speranze dell’altra.

(Scritto l’11 giugno 2013)

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