Domenica scorsa sono andato al Teatro dell’Albero, a San Lorenzo al Mare, a vedere “La via degli alberi”, un monologo di Pino Petruzzelli ispirato al libro di poesie, prose e racconti “Il canto degli alberi” di Hermann Hesse.
Ringrazio l’amica sanremese Maurizia L. per avermi proposto questo evento, che tra l’altro mi ha permesso di tornare ad ascoltare e salutare Pino che non vedevo e non incontravo da qualche anno.
Ma soprattutto ringrazio Pino per avere messo in scena un magnifico e affettuoso discorso sugli alberi. Anzi, un dialogo con gli alberi, perché in quello spettacolo a parlare di più e più profondamente sono proprio loro, quegli alberi che l’io narrante incontra in un viaggio in giro per l’Italia per intervistarli e capire qualcosa in più sulla vita, la loro e soprattutto la nostra. C’è il limone ligure nato da genitori napoletani, c’è il castagno millenario che nascose nel suo tronco cavo i partigiani feriti (questo lo conosco, sta in Valle Argentina, è un eroe della Resistenza ancora oggi venerato), c’è il plurisecolare larice della Val d’Ultimo con la funghetta Laricina che vive sulle sue radici…
Chi mi conosce sa quanto io ami gli alberi, che per me sono la più grande invenzione di Dio, assai migliori, più saggi, più intelligenti e più sociali di qualunque Homo sapiens, checché ne dicano tutti i sacri testi monoteistici, illuministici, filosofici. E quindi è stato un vero piacere sedermi lì, in prima fila nel raccolto teatro di San Lorenzo (che si chiama “dell’Albero” perché c’è un albero che cresce con foglie e rami proprio lì dentro sul palcoscenico) ad ascoltare quell’elfo barbuto e spettinato che ha un cognome pugliese ma è genovese da trentacinque anni almeno.
Mi spiace solo che, pur avendo letto parecchio Hesse in un passato abbastanza remoto, tra i miei venti e trent’anni, di quel “Canto degli alberi” non ne avevo mai sentito parlare. Ora esco e vado in libreria a cercarlo.
“Chi sa parlare con gli alberi, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita…” Hermann Hesse