Io non sono né un marinaio né di famiglia tanto marittima, anzi, metà piemontesi e metà liguri contadini, abili più ad andare per funghi che per polpi. E neanche che passi metà della mia vita a nuotare, andare in barca e cose così. L’unica volta che sono andato un giorno in barca a vela ho pure vomitato.
Però il mare deve essermi sempre vicino, se no mi manca qualcosa. E i periodi di lontananza devono essere brevi, se no nasce una specie di angoscia incerta, come se sparisse la mamma. E se durante il tempo passato lontano dal mare la coscienza non se ne rende pienamente conto di quanto esso manchi, quando improvvisamente ricompare ecco che diventa subito chiara la leggera asfissia in cui sono vissuto per tutto il tempo in cui ne sono stato lontano.
La stessa asfissia che sento adesso, con ‘sti giorni sciroccosi che appiccicano la città. Sabato sono andato sugli scogli di Pontetto per un’ora, rincantucciato in un angolo per ripararmi dal vento, perché santo Cielo, non riesco proprio a godermelo, il mio Mediterraneo, con ‘sto schifo di tempo. E allora, anche con le nuvole ed il vento, almeno un pochino, ho detto.
Il mare d’inverno, di Ruggieri, meglio se cantato dalla Bertè.
Fine.
Non fine: questo era ieri. Oggi c’è il sole, sia benedetto il nome di Dio onnipotente e misericordioso. C’è un vento da portar via e i cavalloni, ma almeno si riesce a stare lì, a respirare lo iodio, che la nonna diceva che nell’aria di mare c’è lo iodio che fa tanto bene, che a Cuneo e su di lì nell’acqua ce n’è poco e per questo tanti vecchi del Piemonte hanno il gozzo, ché la tiroide funziona male perché non trova abbastanza iodio. Che è curioso pensare che lo iodio si forma solo nelle supernove, quelle stelle morenti luminosissime, che ogni tanto, decenni, secoli, ne esplode una qua e là per la Via Lattea e si vede ad occhio nudo anche di giorno, nel 1054 ce n’è stata una famosa, e i cinesi hanno scritto tutto. E insomma, per formare gli elementi “spessi” ci vuole tanta energia, e le stelline tipo il Sole non ce l’hanno, e bisogna aspettare che una supernova esploda e spanteghi tutta la roba in giro per l’universo, e poi si trova lo iodio anche a Bogliasco negli spruzzi delle mareggiate. Atomi partiti chissà quando chissà da dove che vanno a finire lì, nelle acque di un mare interno di un pianeta piccolino di una stella banalotta nella periferia della Via Lattea. La retorica del quanto siamo piccini, lo so. Ma ‘sta cosa dello iodio dalle supernove al mare mi ha sempre affascinato. Molto più che pensare, ad esempio, al mercurio dalle supernove ai termometri.
Rifine.