«La coscienza quantistica di ogni essere vivente è indipendente dal corpo e potrebbe sopravvivere alla morte del cervello, per sopravvivere sotto diverse forme. Come? Nell’esistenza infinita…»
Ora, è vero che l’aggettivo “quantistico” viene sovente usato da imbonitori e ciarlatani (me compreso) per nobilitare i propri vaneggianenti alle orecchie dei grulli che li ascoltano, ma queste sono parole di Roger Penrose, una delle massime menti in campo matematico, fisico e cosmologico del XX e del XXI secolo, premio Nobel nel 2020, dichiaratamente ateo. Almeno fino a quando non ha espresso questo pensiero, che in termini più terra-terra significa la possibile sopravvivenza dell’anima umana dopo la morte, nell’aldilà eterno. Anzi non solo umana: “di ogni essere vivente”.
Nell’articolo che ho letto su Avvenire.it Penrose ha fatto anche altre elucubrazioni – che ora tralascio per brevità – riassumibili con “certe faccende del mondo e della vita si spiegherebbero meglio se ci fosse un Dio”. Non ha usato il vocabolo “Dio”, per carità!! Ha parlato di cose come “straordinarie idee autocoscienti ma profonde che sono lontane dalle mie esperienze”. Ma il senso è quello.
Io sono sempre stato convinto che la descrizione rigorosamente “scientifica” dell’universo (quella di Galileo, Copernico, Newton, Darwin, Einstein, Heisenberg, Feynman e compagnia bella) va perfettamente d’accordo con l’esistenza di un Dio Creatore, anzi è proprio quel poco di scienza (galileiana, darwiniana, einsteniana eccetera) che conosco a convincermi vieppiù che Dio “deve esistere”, altrimenti troppe cose della vita e dell’universo non si spiegherebbero se non adducendo motivazioni quasi magiche (quali secondo me sono le motivazioni addotte da molti atei puri e duri). Quindi che il vecchio Roger se ne sia uscito con questa pensata quantistico-metafisica mi fa piacere ma non mi dice nulla di nuovo, nel mio intimo.
Poi certo, non mescoliamo le cose: Dio Creatore ok ma quanta affinità Esso abbia con i vari Dei pregati, adorati, lodati, invocati, imprecati, bestemmiati dai fedeli delle millanta religioni umane, beh…. questo lo sa solo Lui. E non ce lo viene a dire.
Però insomma, anche se – come già dissi e ripetei – non mi scandalizzerei se dovessi scoprire che dopo la morte fisica non sopravvive un accidente di niente, il fatto che un fisicaccio come Penrose ragioni pubblicamente di sopravvivenza eterna della coscienza individuale e di “straordinarie idee autocoscienti” mi rallegra. In un certo senso, arricchisce la mia fede.
Scusatemi, ognuno si rallegra delle pisquanate sue…