All’epoca ero giovine e a certe cose ci pensavo poco o punto, ma quel ragionamento che lessi chissà dove scritto da chissà chi mi rimase in mente. Non ne ricordo certo le parole esatte ma diceva + o – questo:
{Quand’è che si diventa vecchi (o si finisce di essere giovani, non ricordo ma fa poca differenza)? Ad esempio quando si smette di salire a due a due i gradini delle scale di casa. Non c’è una “ultima volta” in cui si dice “ecco da domani salirò i gradini uno alla volta perché sto invecchiando”. Anzi, di solito non ci si rende conto di aver vissuto quell’ultima volta. Si salgono i gradini uno a uno pensando che è un momento di stanchezza, di noia, che domani naturalmente saranno di nuovo i soliti doppi balzi rapidi. Ma invece anche domani… Ma senza pensarci su troppo… Solo dopo, molto tempo dopo, ci si accorge che da quel giorno, apparentemente uguale agli altri precedenti, qualcosa è cambiato definitivamente. Si è diventati vecchi. La gioventù è finita per sempre}
Io non ho quasi mai salito i gradini due a due, ma la stessa sensazione di aver finito l’epoca di gioventù ogni tanto viene anche a me, come a tutti i mortali. Quand’è stata l’ultima volta in cui ho… dormito all’addiaccio, dormito in tenda, giocato a King, suonato la chitarra fra amici, cantato canzoni la sera intorno a un fuoco in montagna, bevuto un Daiquiri o un Whisky sour in una festa alle 2 di notte..? Non so, forse potrei ricordare, ma certo so che quella volta lì, l’ultima in cui ho… non ho certo pensato che sarebbe stata l’ultima. Tecnicamente non lo so nemmeno ora, può sempre succedere che mi troverò ancora a dormire all’addiaccio su una spiaggia, a fare un kingone da 13 x 4 = 52 mani a casa di Raffaella, a cantare Terra della betulla patria del castoro davanti a un grande fuoco di legna di larice sotto le stelle di montagna in estate, Vega alta allo zenith, qualche meteora rapida e luminosa… Può succedere, ma mi stupirei moltissimo se accadesse davvero. E poi, poi non so come vivrei, questo dormire giocare cantare bere a 44 anni…
Quante volte con gli amici più amici della gioventù abbiamo ricordato con nostalgia pungente le vacanze in tenda e campeggio libero dei 20 anni, Sardegna 1979, Calabria-Argentario 80, Sicilia 81, e il rimpianto di quel modo di far vacanza è vivo e reale, ma viva e reale è anche la nostalgia della Grecia 94 con Marta e Raffa, ad esempio, o di tutti i campi estivi con gli scout oppure…. però, ritrovarsi in quelle situazioni oggi? Lo spirito ne godrebbe, lì per lì. Il fisico un po’ meno (dormire su sassi-tenda-stuoino sottile-sacco a pelo? Ahi la schiena, al mattino! E la cervicale? Cuocersi la pastasciutta appiccicaticcia sui fornelletti a gas? Ma si raffredda e scuoce subito!) e alla lunga anche lo spirito troverebbe da ridire.
Anche Donatella ha una lunga storia di campeggi, vacanze in tenda, viaggi in Vespa a Barcellona, chitarre strimpellate e chissà che altro di suo privato giovanile di cui so benissimo che prova nostalgia e ricorda con affetto. Ma non ci pensa più a portar dietro la tenda quando si va in vacanza, e non lo mena come faccio io a volte coi ricordi di gioventù. Che pur ha ben vivi. Forse è più saggia, o almeno più realistica di me.
Insomma, si diventa vecchi non solo incanutendo i capelli o mettendo su cellulite, anche smettendo di fare cose un tempo importanti senza rendersi conto di averle smesse, e trasformando il desiderio di tali cose in (piacevoli, tutto sommato) nostalgie e ricordi. Anche se in un anfratto dell’anima rimane l’illusione che ancora una volta, in futuro, dormiremo in un sacco a pelo sotto le stelle, farò le 5 del mattino giocando a carte (senza soldi, per carità!) spezzando le sigarette agli amici che fumano, vedremo le scintille di una fiamma alzarsi da una catasta di legna alpina nella notte più buia col torrente che rumoreggia lì accanto, pianterò la mia fedele tendina su una spiaggia popolata solo da qualche gabbiano addormentato…
Ma che banalità che ho detto!! Scusatemi.