Ieri sera sono andato a Voltaggio a cena dai miei genitori, in villeggiatura pro tempore in quell’amena località dell’Oltregiovo genovese che è anche – almeno dal 1776 – homeland della famiglia Dall’Aglio cui mi onoro di appartenere. Circa 40 km di strada, un po’ auto- un po’ provinciale. Gli ultimi 5 km sono tutti in discesa ed è stato un bene perché la mia fedele e amatissima Trappoletta, al secolo Lancia Y10 11-years-and-205.000-km-old dopo aver svalicato il passo della Castagnola ha avuto un mancamento, è caduta in deliquio, un ictus della batteria, insomma sono giunto a Cà de Cecco (dove hanno dimora i miei genitori) praticamente grazie a Newton più che al ciclo Otto.
Ella fu, siccome immobile, e non è ripartita neanche con un’ora di ricarica via cavo dalla Punto dei miei. Quindi son tornato a Zena con la Punto sullodata e oggi son risalito per pranzo con una batteria nuova che ho cambiato con l’aiuto fattivo di mio zio Gianfranco, anch’egli villeggiante. E la Issilon è ripartita gàrrula e vivace. Ora dorme il sonno della giusta nel suo garage e spero che faccia sogni d’oro.

Già che è vecchia, ogni volta che le succede qualche magagna s’alza perentorio il coro dei benpensanti che mi invitano a cambiarla, affermando che un giorno o l’altro mi lascerà per strada chissà dove e saranno cazzi (magari Donatella o mia mamma questa parola esplicitamente non la pronunciano ma il senso di ciò che dicono è quello). Quanta saggezza in quelle parole, dette ovviamente “per il mio bene”!
Le condivido col “quore” e con l’anima, e infatti già mi accingo a visitare concessionari di Panda (magari 4×4) e di Ypsilon, a valutare prezzi e dimensioni, insomma mi preparo a cambiare compagna di viaggio, che dopo undici anni sarebbe anche giusto.

Però… io ogni tanto sfotto amichevolmente Donatella perché non butta via niente e conserva anche le cose più inutili perché sente dei legami con gli oggetti come se fossero membri della famiglia, ma so bene che io non sono tanto diverso. Un po’ si, ma poco. E l’idea di eutanasizzare la Trappoletta prima della sua morte naturale mi turba e mi perplime. Perché per me è una sorella, un’amica, una fidanzata.
Undici anni, dico, mica due giorni! Mi ha portato ad Amsterdam per il suo primo capodanno, poi in Grecia, in varie parti della Francia, in Baviera e su e giù per l’Italia dall’Alpe al Lilibeo, ha conosciuto numerosi miei amici e amiche importanti e almeno tre donzelle che in varia maniera hanno dimostrato particolare affetto e stima per me, l’ultima delle quali mi ha anche messo un anellino dorato al dito. Abbiamo percorso insieme quasi tutte le strade asfaltate della Liguria e del Piemonte a sud del Po e tutte le peggiori stradacce sterrate e sconnesse dei monti liguri e cuneesi, ho rischiato senza volerlo di farle molto male, qualche anno fa, su quell’ottovolante che è l’A7 fra Busalla e Bolzaneto, ospita stabilmente una colonia di bottiglie di plastica vuote da riempire d’acqua di sorgente quando incontriamo una sorgente, c’ho dormito dentro almeno due notti… in questi undici anni ho fatto più cose con lei che con qualunque altro agglomerato vivente o inanimato di molecole e atomi, come potrei non esserne affezionato?

In teoria mi piacerebbe dirle addio il giorno in cui schiatterà sfinita con le 4 ruote larghe a terra come il cavallo di Obelix, ma so che potrebbe essere pericoloso per me. Quindi sarà meglio sostituirla prima. Sarà una triste giornata.

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