Giampiero di cognome fa Borgna. Ha il physique du rôle di un grosso elfo barbuto bianco per settantenne pelo; ha casa a Ospedaletti e fa la guida naturalistica: porta i turisti, in giro per le Alpi Liguri e più sta in montagna più è contento, a conoscere la fauna selvatica, la flora di montagna, i paesaggi, i paesi, le genti, la storia, le tradizioni dell’entroterra dell’estremo Ponente ligure.
Ha un fuoristrada Defender vecchio di non so quanti anni con seicentomila chilometri (e io che mi inorgoglivo con la mia Panda di 245.000 km…) a cui parla con affetto come ho sempre fatto anch’io con le mie automobili; hanno fatto un patto lui e il suo gippone, deve arrivare a un milione di chilometri e poi… poi magari ancora un po’.
Lo scorso venerdì mattina, su personale invito di lui medesimo, ha portato l’amica Anna e me a vedere la fioritura delle peonie selvatiche sulle pendici boscose e sassose del monte Grammondo, 1300 metri sul confine italo – francese sopra Ventimiglia e Mentone, molto panoramico se il cielo fosse stato libero da nubi umide di mare.
Abbiamo camminato e fotografato per un paio d’ore tra pini silvestri, roccette calcaree e sparsi cespugli di belle peonie in boccio o in piena fioritura purpurea, conversando di fiori e di alberi, di storia locale, di confini, di vita personale… Io conoscevo i rododendri del monte Saccarello, ho visto molte volte i bianchi narcisi del monte Antola, ma non avevo assolutamente idea di queste peonie di montagna quindi ringrazio assai l’amico Giampiero per avermi coinvolto in questo suo giro esplorativo botanico. In cima al monte la croce, la cappelletta della Madonna, il quaderno su cui scrivere i nomi e la data dell’escursione, poco dopo giù verso il ritorno la sosta per il pranzo al sacco seduti sul tronco di un pino intraversato…
Ma altrettanto “interessanti” delle peonie sono state la salita e la discesa a bordo del fuoristrada: siamo saliti fino a 1100 metri di quota lungo una strada dal versante francese, che da Mentone al borgo di Castellar è asfaltata, per quanto molto ligure ovvero stretta e tortuosa, ma a monte di Castellar si fa sterrata e a tratti ripida, frequentata quasi soltanto dai pastori che portano le greggi su da quei monti e che la tengono volutamente in pessime condizioni per non avere – e li capisco – turisti sporchi e rumorosi tra i piedi nei pascoli. Uno sfacelo di fondo stradale sassoso e terroso scavato dalle piogge su cui l’anziano veicolo saltava rollando e beccheggiando come un gozzo in mare irato, in sùbita procella (come diceva Gabriello Chiabrera) che più di una volta ho temuto che ci saremmo ribaltati tra gli alberi. Invece tutto è andato benissimo e chiedo a Valentina (figlia di Giampiero) di scusarmi con suo padre per aver di tanto in tanto paventato il peggio. Ma ho avuto l’impressione che anche lui qua e là fosse un poco preoccupato.
È stata proprio una bella giornata e chi volesse conoscere un po’ a fondo le Alpi Liguri per imparare che in Liguria non ci sono solo le Bandiere Blu sul mare, si rivolga a Giampiero e Valentina Borgna, padre e figlia, che sono le persone giuste per questo genere di cose. Io collaboro con Valentina nell’organizzazione di una bella attività del Club per l’Unesco di Sanremo ma di ciò ne parleremo in seguito…
(Scritto il 19 maggio 2017)