Nel giardino di Sanremo c’è una grossa bacinella rettangolare di plastica dell’Ikea che contiene una pianta di ninfea semiadagiata nell’acqua. Quando la mettemmo a dimora a Donatella venne il saggio timore che quell’acqua quieta sarebbe stata di molto gradita alle zanzare per farvi nascere la loro prole, quindi ci premurammo di acquistare un piccolo drappello di gambusie. Sono pesciolini originari del Golfo del Messico, Gambusia affinis, celebri per la loro voracità, che avrebbero dovuto tenere a bada il proliferare delle larve zanzarotigresche. Credo che svolgano abbastanza bene il loro lavoro, anche se di zanzare tigre ce ne sono sempre perché quella vasca non è l’unica nursery esistente nel circondario. In inverno, quando non ci sono le larve, le nutro con mangime per pesci tropicali.
Un annetto fa, provenendo non so da dove e come (forse la panspermia universale?) nella vasca iniziarono ad apparire piccolissimi dischetti color verde chiaro. Rapida ricerca mi disse trattarsi di lenticchie d’acqua, Lemna minor, che prolificano più veloci dei criceti e dei plumbago, in brevissimo tempo riescono a ricoprire con uno strato di fogliettine verdi tutta la superficie acquea della vasca. Anche carine a vedersi, ma i pescetti sotto che ne pensano, perennemente all’ombra? E poi le zanzare, depositano anche con quel tappeto vegetale? A scanso di problemi perciò periodicamente provvedo a eliminare manualmente parte delle lenticchie, le tiro fuori dall’acqua e le butto in terra, dove seccheranno.
Ma quando faccio questo lavoro di delenticchiamento penso: ma chi sono io per decidere che la vita di una ventina di piccoli pesci sia più importante di quella di centinaia di piccolissime piante? Per decidere di uccidere tanti per lasciar vivere qualcuno? Non so chi sono, però mi arrogo il diritto di decidere su tutte quelle vite, nell’umana generale presunzione di essere, in quanto Homo pseudosapiens, al vertice della piramide biologica universale, signore e padrone delle vite “inferiori”.
Riflettevo su queste cose il sabato successivo alla notizia dei cento e passa migranti annegati al largo della Libia dopo che dai loro gommoni scalerci avevano mandato ripetute richieste di soccorso a cui nessuno, libici, italiani, maltesi, europei in genere, prestò ascolto. E pensavo anche che nell’evoluta Italia, nella civile Europa, si fa festa per gli ultranovantenni vaccinati e si lasciano annegare persone giovani nella totale indifferenza di tutti. Me compreso, sia chiaro, non voglio mica tirarmi fuori. Vecchi-gambusie vs migranti-lenticchie. Ci si smuove di più per un ultravecchio vaccinato che per novantanove ragazzi annegati. Aberrante parafrasi di una celebre affermazione di quell’illuso ingenuo che fu Joshua bar Jehosef, meglio noto come Gesù Cristo.
Il giorno dopo sono andato a messa come faccio quasi tutte le domeniche e mentre ero davanti al prete a prendere in mano l’ostia mi chiedevo con quale faccia tosta stavo lì a dichiararmi con i miei gesti seguace del sunnominato illuso che diceva “ama il prossimo tuo come te stesso” e “ogni volta che avete fatto queste cose al più piccolo dei vostri fratelli l’avete fatto a me”. Mi chiedevo, ma non mi sono dato nessuna risposta decente. A messa finita sono tornato a casa, ho salutato le gambusie nella vasca della ninfea, ho iniziato a prepararmi il pranzo e ho rivolto una inutile breve prece per l’anima dei nostri fratelli annegati nel Mar Libico, in attesa di sentire in un futuro tiggì qualche notizia sui prossimi che vi annegheranno.