Se fossi un poeta appena scomparso non credo che mi farebbe piacere sentir dire che sono stato “più volte candidato al Nobel per la letteratura”. Senza mai averlo vinto. E’ come arrivare sempre secondo nelle gare sportive, o essere il secondo a Roma per Giulio Cesare. Ma il valore di una persona (poeta, atleta, condottiero, impiegato delle poste) non si misura solo in base ai premi vinti, ai record battuti, al potere esercitato.
Peraltro sono tanti i “grandi” della letteratura del Novecento che non hanno mai vinto il Nobel – si citato spesso a tal proposito Graham Greene e Jorge Luis Borges – per cui Mario Luzi è in buona compagnia.

Non mi ero mai preoccupato di conoscere Mario Luzi fino a pochi mesi fa. E certo non posso dire di conoscerlo bene ora: un poeta che ha iniziato a scrivere nel 1932 e che è morto pochi giorni fa a novant’anni, occorrono anni di lettura attenta per giungere a conoscerlo bene; diciamo che ho iniziato – meglio tardi che mai – il mio cammino di avvicinamento.
Il casus belli non è stata la sua nomina a senatore a vita, tantomeno la sue recentissima scomparsa, no. Fu un pensiero tutto mio e precedente a questi due fatti: com’è possibile, mi son chiesto, ch’io ignori tutto di codesto poeta fiorentino tanto apprezzato dal mio maggior maestro di sapere letterario, il professor Giorgio Cavallini?
Resomi conto di questa mia grave mancanza, cercai di porvi rimedio immantinente chiedendo al Nostro qualche informazione sulla sua produzione saggistica e critica dedicata a Luzi. L’ottimo Cavallini mi fece gentilmente inviare dalle Edizioni Studium di Roma (che qui ringrazio nella persona di Giuseppe Lazzaro) il suo “La vita nasce alla vita. Saggio sulla poesia di Mario Luzi”, pubblicato a Roma nel 2000.

Nella ricchissima produzione saggistica e critica di Cavallini c’è spazio per l’analisi testuale anche molto tecnica – una dissezione autoptica del testo, a volte – come per la descrizione – quasi la conversazione di un amico fra amici – della vita e dei pensieri, parole e opere dell’autore preso in esame. Mi pare che questo maneggevole libretto verdolino dedicato a Mario Luzi riunisca in sé i due modi operandi di Cavallini critico letterario.
Dopo una breve premessa introduttiva, l’Autore dedica il primo capitolo, piacevolmente discorsivo, ai momenti e ai motivi dell’opera poetica luziana, che viene rapidamente esaminata a partire dalla nota critica “Intellettualismo e poesia”, pubblicata da un Luzi diciannovenne nel 1933, sino a “Sotto specie umana” del 1999. Sei decenni attività in cui la poesia luziana – cito Cavallini – “si radica nell’umano e tende al divino, e, soprattutto, non dispera mai della vita: “”La vita nasce alla vita, / è quello l’avvenimento, quella / la sua sola verità””.

Il secondo capitolo considera i segni della vocazione poetica di Luzi, le “Parole e frasi del flusso di vita” ovvero “alcune parole e frasi che rivelano in maniera evidente lo stretto nesso che, per lui, esiste fra la poesia e la vita”. Abbondano, qui, citazioni precise e circostanziate del vocabolario poetico luziano, delle parole per lui fondamentali (vita e luce, per menzionarne solo un paio).

Del terzo capitolo “La poesia decide per la vita”, che riporta alcune tra le principali poesie luziane nella loro interezza, mi piace menzionare il paragrafo di incipit: “Motivo centrale dell’itinerario poetico di Mario Luzi è la ricerca inquieta di un senso, del senso della vita o da dare alla vita, nel suo intreccio tra enigma esistenziale e presenza dell’invisibile. Ricerca da collocare in direzione opposta, ma non antagonistica, rispetto al non senso che è l’humus di tanti poeti del nostro secolo:…la terra desolata di Eliot, il male di vivere del primo Montale.. fino al deserto
della vita del sempre attualissimo Leopardi”.

Segue e conclude un’appendice che raccoglie alcune interpretazioni critiche di illustri critici letterari italiani.

Intendevo parlare del libro di Giorgio Cavallini. Il quale parla della poesia di Mario Luzi. Difficile scindere il Cavallini saggista dal Luzi saggiato, tanto Quello appare partecipe, con-senziente con Questo. Potrei dire che “La vita nasce alla vita” è un testo in cui la “Cavallinità” (nessun riferimento alle Idee di Platone!) del saggista si mescola alla “Luzianità” del poeta.
Cosa questa che rende, a me che ricordo le lezioni liceali di Cavallini, il suo metodo di insegnamento, il suo modo di far lezione accompagnando le parole con la sua espressivissima mimica gestuale, cosa che rende – dicevo – ancor più interessante la lettura di questo breve libro.

“Non ha importanza chi sia
l’autore della vita,
la vita è anche il proprio autore.
La vita è.”

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