“”…dandomi ancora la gioia infinita / di entrare in porti sconosciuti prima”
Così Francesco Guccini in Odysseus, nel suo ultimo disco Ritratti.

Forse meno infinita, ma la gioia per me sta anche nel rientrare in porti già conosciuti; magari non tanto noti, porti conosciuti appena appena, che quando ci torni ti senti un po’ come a casa di amici e un po’ straniero, e mantieni la curiosità dello straniero mescolandola però alla familiarità dell’amico che torna da amici. Ho sempre amato “tornare” in un luogo, il puro e semplice “lì ci sono già stato” non fa compiutamente per me. Si va per conoscere, si torna per conoscere meglio.

Per esempio si torna a Meta, nella penisola sorrentina, per trascorrere una settimana nel b&b della Gallina Felice e reincontrare i gallini felici, ovvero Maria & Salvatore con le loro tre divertenti figlie Claudia, Carlotta & Sofia, quelle bipedi e parlanti, questa quadrupede e abbaiante.

Che vivono fra gli alberi e le rose del loro giardino giungla insieme a Vladi, biondo ucraino di buona lena che pianta i chiodi quasi come lo zio Podger dei Tre uomini in barca, e alle galline e ai galli, ma di essi e della loro passione per il canto notturno tralascerei. Se solo Salvatore spiegasse loro che non sono usignuoli… Forse se fuori di quella finestra di Verona anziché l’usignolo e l’allodola avessero cantato i galli di Maria e Salvatore, quei bravi giovini di Giulietta e Romeo si sarebbero salvati dalla loro funesta passione amorosa e avrebbero vissuto sino a tarda età, magari zitelli ma sani e salvi. Vàssapere!

Amicizia è una parola difficile, difficile e rara, come felicità. Quindi non dirò che con M&S siamo diventati veramente “amici”. Non me la sento di dire che bastano una settimana l’anno scorso e un’altra adesso di colazioni servite in veranda, chiacchierate sparse durante il giorno e la squisita ospitalità di un pranzo in casa loro e una cena fuori insieme per fare di Maria & Salvatore / Donatella & Gianni quattro amici. Ma il meccanismo che si è messo in moto l’anno scorso è quello lì, e quest’anno ha girato anche meglio di quanto io e Dona ci aspettassimo. Mi pare. E ciò mi fa molto piacere. Ci fa molto piacere. Per me è una delle cose più belle che possano capitare viaggiando, incontrare sconosciuti e trasformarli in amici. Grazie a Dio non è la prima volta, esiste parecchia gente conosciuta “altrove” che in qualche modo si è installata ed è rimasta nella mia esistenza, nei pensieri e negli affetti.

Ora che la lacrimuccia di commozione è scesa dagli occhi più sensibili, mi si permettano alcuni brevi consigli personali a casaccio per il turista in visita nella province di Napoli e Salerno:

Il sole primaverile invita all’ozio sulle rocce panoramiche che cingono il buco verde-blu noto come bagni della Regina Giovanna, presso i ruderi della villa romana di Pollio Felice, che felice non so ma almeno soddisfatto doveva ben esserlo, ad avere la villa lì, alle spalle Sorrento e davanti il panorama del golfo di Napoli e dello sterminator Vesevo. La regina Giovanna pare che in quell’ansa di rocce e mare ci gettasse gli amanti segreti dopo la notte d’amore, ma erano voci perfide messe in giro dai pretendenti rifiutati.

A Cuma ci stava la Sibilla cumana, ovvio. Fra grotte e templi di Apollo e di Giove. Oggi è tutto un gran verdeggiar di lecci e vegetazione varia fra ruderi in stile quadro-di-rovine-dell’Ottocento; manca il pastorello che suona il flauto sdraiato sghimbescio e seminudo sulla colonna caduta mentre le pecore brucano, ma l’effetto è comunque arcadico. Specie sotto il cielo grigio. Bello.

A Pozzuoli, oltre a negozi d’abbigliamento buoni per comprare pantaloni rossi e camicie beige, c’è il tempio di Osiride, sprofondato fra le case che sembra Largo di Torre Argentina, e la solfatara coi fumi puteolenti (appunto Pozzuoli, Puteoli, no? Abitare in un posto che si chiama Puzzetta…). Ammetto che la valle dei geysers in Kamciatka era più spettacolare ma non vorrei sembrare spocchioso… No, fa il suo bell’effetto pure la Solfatara. Mancano gli orsi.

Pompei est toujours Pompei, e il panorama sulle ruine che si gode (credo abusivamente) dalla torre XI delle mura è maestoso.

La discesa a tornantitornantitornanti da Agerola attraverso Furore verso Amalfi dà dei punti alla strada di Framura. Il paesaggio è circa lo stesso, Penisola Sorrentina e Riviera ligure di Levante create insieme dal Dio della bellezza, in pace col mondo e con se stesso. Ma forse un poco incazzato con gli uomini: vi piacciono il sole il mare e la luce di queste coste? Bene, godeteveli. Ma sudateveli! Lavorare questi burroni saranno tutti fattacci vostri. E loro se li sono lavorati, là e qua, olivi, vigne, limoni… Le limonaie della Penisola sono la risposta del genio agrario campana alle vigne delle Cinque Terre. Uno a uno, palla al centro.

Cetara sta ad Amalfi come le calli minori di Venezia stanno a Rialto e San Marco: belle uguali ma moooolto meno intasate da turisti sudaticci. Poi a Cetara c’è il ristorante al Convento, coi tavoli nel chiostro e gli affreschi sopra gli scaffali dei vini. L’affabile gestore è fratello di Torrente, calciatore del Genoa. A me me frega assai, ma insomma, Torrente lo conosco anch’io che so di calcio come di pittura kirghisa, a Zena è famoso. Cosa dipingono i kirghisi?

Tutti ci dissero, la mattina del primo maggio senz’autobus, che non saremmo MAI potuti salire a piedi dalla stazione della circumvesuviana al palazzo reale di Capodimonte. MAI! Mannaggia, ci siamo riusciti, e senza trascinare la lingua in terra. Dona è di gamba forse non lunghissima ma veloce, e io, nel mio piccolo, coi birrini itineranti che faccio sulle creuse genovesi, eccheccavolo, Capodimonte è poi a solo 150 metri di quota, pensa il Righi che ne fa 300! Nelle pause della salita, niente male davvero il Duomo, forse non c’ero mai entrato? Bello assai. Pregevole la piccola e ospitale Cantina di via Sapienza, pranzetto veloce e saporito. Da tornarci.

Da tornare anche a Montesanto, lì dalla stazione della Circumflegrea. Che posto allegro, la pizzeria Vecchia Napoli! Pochi turisti, buon segno, parecchi napoletani. E una signora con due figlie che sosteneva di avermi già incontrato alle Eolie. Ho un sosia!

LA MORTELLA E LADY WALTON!!!!!!!!
Cos’è il giardino della Mortella, a Ischia, concepito e abitato da una vivace vecchietta dai capelli grigi corti e dritti che si chiama Lady Suzana Gil Walton, vedova di Sir Walton, musicista e compositore, dovrebbe spiegarlo Donatella, che ci avrebbe trascorso dentro una settimana. Solo gli inglesi riescono a trasformare una collina qualunque (a stone quarry, fu definita) in un parco lussureggiante di alberi, cespugli, rane, colibrì, camaleonti, orchidee, ninfee giganti (la mitica Victoria regia), liane e fiori dei 14 colori dell’arcobaleno. Dove la natura lussureggia ma tutto è curato nei dettagli, al punto che i cestini dei rifiuti sono cesti di vimini colorati adagiati lungo i sentieri e le toilette sono eleganti camerette policrome. Girarci col sole e il vento fresco, poi, una libidine. Le guide turistiche non ne parlano, di questa meraviglia, la si conosce quasi solo per passaparola. Forse è meglio così, la troppa folla può far danni gravi lì dentro.

Cenare da Beppe e Silvana all’agriturismo dell’Agrumeto di Meta, lassù nel verde, è un modo di sentirsi a casa. Al punto che passa la voglia di cenare altrove, proprio per il piacere di esser lì, a far due chiacchiere con loro. E con la coppia di astigiani loro ospiti per una settimana, che ora saranno ad Asti; poveretti, sono andati alla Mortella giovedì, col mare forza 19, da Sorrento a Ischia son 50 minuti di catamarano, mi vien da vomitare al solo pensiero di cosa hanno incontrato quel giorno.

E poi le solite e mai abbastanza lodate mozzarelle di bufala, le trecce, il fiordilatte, la stracciatella di mozzarella, la ricotta di bufala…..
Il limoncello no, che quello che fa Donatella (un blend di limoni di Sanremo e di Sorrento) mi piace di più!

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