Ieri intorno a mezzogiorno ricevetti una telefonata da una socia del Club per l’Unesco di Sanremo che voleva alcune informazioni su un evento del Club. Il discorso scivolò poi su un argomento moooooolto di moda oggidì, ovvero i vaccini anticovid. Mi raccontò che un suo conoscente quando è stato il suo turno ha rifiutato Astrazeneca e ha voluto ricevere un altro vaccino. Dal contesto del discorso mi è risultato evidente che l’amica socia condivide col suo conoscente il timore che Astrazeneca sia una specie di veleno pernicioso e mefitico, e non mi è sembrato che le considerazioni che faceva per autoconvincersi della sua innocuità (ad es. che Boris Johnson e Mario Draghi+moglie si siano astrazenecati e a dispetto di ciò siano ancora vivi) la autoconvincessero granché. Io le ho risposto che ho fatto il primo giro di Astrazeneca a inizio maggio e la cosa non mi aveva preoccupato punto; adesso aspetto il richiamo, programmato per fine luglio.

Quando si tocca l’argomento “vaccino = pericolo” mi viene sempre da pensare all’equazione “automobile = pericolo”: tralasciando il 2020 che è stato troppo anomalo, l’Istat certifica che nel “normale” 2019 in Italia sono morte 3173 persone per incidenti stradali; fa una media di nove persone al giorno. Io che percorro in auto 50.000 km/anno se ragionassi come gli anti-Astrazeneca dovrei non uscire più di casa, perché ogni giorno che salgo in macchina e accendo il motore (praticamente ogni giorno di ogni anno, e se non è l’auto è la Vespa) dovrei pensare che “oggi nove italiani moriranno sulle strade, e vivendo io in Italia tra quei nove potrei esserci io”. Come si potrebbe vivere con questa angoscia perenne? E infatti me ne infischio dei nove morti e vado. Come facciamo tutti. Invece il vaccino – uopra de lo dimonio – non fa certo nove morti al giorno però sgomenta tanti.

Finita la telefonata vaccinosa mi metto a seguire il telegiornale e apprendo del disastro della funivia del Mottarone, con i morti e tutto il resto. E mi è venuto un pensiero che può sembrare cattivo, perfido, sgradevole e probabilmente lo è, ma mi è venuto in mente così, spontaneo: chissà se tra quei poveracci morti in maniera così assurda durante una bella giornata di vacanza c’era qualche no-vax, qualcuno che non voleva fare il vaccino perché temeva che potesse fargli male…

Stamattina ho letto che c’era una famiglia italo-israeliana, quella dell’unico bambino sopravvissuto, che aveva scelto di vivere in Italia per fuggire dalla guerra e dai missili di Hamas, perché l’Italia è un posto tranquillo. Già.

Perché gira e rigira si va sempre a finire lì: “estote parati” (per dirla alla Robert Baden Powell), “vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13). Ci si affanna a tenersi lontani da situazioni che ci sembrano perniciose e potenzialmente mortali e invece la Nera Mietitrice è pronta ad aspettarci in tutt’altri luoghi, in tutt’altre situazioni. Come nella canzone Samarcanda di Roberto Vecchioni “ti aspettavo qui per oggi a Samarcanda, eri lontanissimo tre giorni fa, ho temuto che per ascoltar la banda non facessi in tempo ad arrivare qua”. Quei quattordici sventurati hanno fatto in tempo ad arrivare alla funivia di Stresa…. chissà cosa pensavano dei vaccini anticovid.

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