C’era un vecchio un po’ matto / che aveva una moglie ma dormiva col gatto. / Gli chiesero “Ma perché col gatto?” / “Perché col cavallo starei troppo stretto” / rispose quel vecchio un po’ matto. (Peter Falck in un episodio del Tenente Colombo)
Quando scrivo dei miei gatti parlo di Polvere e di Rocco e quasi mai di Paprika e ciò non è bello. Paprika è una delle femmine più affascinanti della mia vita. Era bruttina da cucciola, col musetto appuntito e le orecchie a punta come Mr.Spok di Star Trek, ma si dice “brutta in culla, bella in piazza” ed è stato così. Quando Sparisci morì di infarto dovemmo cercare urgentemente una compagna per Polvere che, rimasto da solo, stava cadendo in depressione e trovammo questa gattina tricolore bianca-nera-arancione. Era rùstega e selvatica, una teppistella della Pigna; fossimo a Napoli sarebbe stata una scugnizza dei Quartieri Spagnoli; Donatella avrebbe voluto un’altra Sparisci, morbidosa e affettuosa, e per quell’anno e mezzo che trascorsero insieme lei e Paprika non riuscirono ad amarsi mai; invece con me fu subito grande amore… forse solo perché io l’ho accettata subito per quello che era, comunque essa fosse. Le piaceva fare “l’agnello del Buon Pastore”, cioè salirmi sulle spalle e sdraiarsi intorno al mio collo. E andavamo in giro per casa così. Oggi ha sei anni e piacerebbe anche a Dona perché è diventata più affettuosa, anche più in carne, più morbida, un bel pelo soffice indice di sana alimentazione (e vorrei vedere, con quello che spendo per nutrire i miei gatti… nemmeno Melania dopo il divorzio costerà così tanto a Trump); peccato venga raramente a dormire sul letto, di solito arriva verso le 7 del mattino per saltarmi intorno alla testa e dirmi “papà sveglia, è ora di far colazione e di uscire”. Però le piace molto fare barba-muso, ama sfregarsi col muso sulla barba del mento, si struscia, mi mordicchia…. Di sera quando non fa freddo sta fuori a lungo, apprezza le “cacce” serali, sta infrattata nel cespuglione del plumbago grosso in cerca di topini, di chissaché. Poi nel buio della notte torna a casa a dormire, a volte le fischio per chiamarla ma per lo più se ne frega e rientra quando decide lei. Come diceva quello: “chiami il cane e lui viene, chiami il gatto e lui prende nota della chiamata e ti farà sapere”. Ma le voglio bene anche così, o forse “proprio così”, gatta fino all’ultimo pelo tricolore.
Perla è una capra menzionata nel libro “Capre 2.0 – Una tradizione antica che ritorna attuale” di Marzia Verona, Blu Edizioni, 2018. Ho conosciuto la piemontese Marzia, agronoma, pastora, scrittrice, blogger, una decina di anni fa per lavoro (Dio benedica sempre La Casana) e ho già avuto ripetute occasioni di apprezzare la sua abilità di divulgatrice su temi agropastorali. Ho acquistato questa sua fatica editoriale un po’ perché mi fido a priori della penna di Marzia, un po’ perché considero l’allevamento una realtà economica e sociale importante e un po’ perché qualche incontro di lavoro, come l’allevatrice del Lago Maggiore per l’articolo sul violino di capra, mi ha portato a incuriosirmi per questi animali (per tacer di quella caprona che ci entrò dentro la macchina in cerca di leccornie in Irlanda, Donatella, l’amica Anna e io, e l’unica cosa che riuscì a trovare fu una schifosissima caramella gommosa, speriamo sia riuscita a inghiottirla e digerirla….). Comunque mi complimento per il lavoro compiuto da Marzia Verona per stimolare – grazie anche alle tantissime testimonianze di allevatori da lei incontrati – l’interesse verso l’allevamento caprino, ricco di luci e altrettanto di ombre, come qualsiasi attività umana, ma in questo chiaroscuro indubbiamente interessante. Ho anche scoperto che le capre sono intelligenti, con spiccati caratteri individuali, sensibili e affettuose e che per gli allevatori è facile dar loro nomi, riconoscerle una a una, coccolarle e da loro essere coccolati – proprio come succede coi gatti, Perla come Paprika. Però non penso ora di procurarmi un piccolo gregge, mi distruggerebbe il giardino di Sanremo; continuerò a limitarmi ad apprezzare i buonissimi formaggi fatti col loro latte.