Non intendo immischiarmi nella surreale litigata in corso tra i governi francese e italiano in merito all’accoglienza dei migranti. Però la faccenda mi spinge a qualche riflessione di tipo psicologico.
La settimana scorsa, dopo che è scoppiato il bubbone su migranti e navi Ong il governo francese ha dichiarato urbi et orbi che avrebbe rinforzato i controlli di confine con l’Italia inviando 500 agenti in più per svolgere questo lavoro.
Sempre utile ricevere informazioni dai normali canali tv-giornali-internet ma come diceva Salvo Montalbano “io, per non saper né leggere né scrivere, vado a vedere”. Così ieri, domenica 13 novembre, sono partito alle 9 del mattino da Sanremo e sono andato fino a Mentone per dare un’occhiata di persona alla situazione ai tre valichi stradali di Ventimiglia. Chi tra Voi Lettori vive nel Ponente ligure conosce bene la geografia della frontiera italo-francese ma gli altri magari no e allora spiego brevemente; a Ventimiglia ci sono tre strade che portano in Francia:
1. la più interna è l’autostrada A10 Genova-Ventimiglia, che diventa Autoroute A8 nella sua prosecuzione francese; ricercatissima dai migranti che si cimentano nell’affrontarla nascosti dentro i camion (a volte a insaputa degli autisti) o addirittura a piedi (e qualcuno ci lascia la pelle, ultimo un afgano ventenne travolto da un’auto e un camion pochi giorni fa)
2. poi c’è la SS 1 Aurelia, che con un po’ di curve tortuose raggiunge il confine e la città di Mentone al valico di Ponte San Luigi, diciamo cinquanta metri di quota sul mare che si vede lì sotto
3. infine la variante a mare dell’Aurelia, più breve e più rettilinea del percorso normale della SS1, che entra in Mentone a Ponte San Ludovico proprio a ridosso delle onde. Ponte San Ludovico è il valico più frequentato e anche il punto dove avvengono la maggior parte delle cose che riguardano i migranti, manifestazioni di protesta comprese, organizzate da associazioni italiane e francesi nello spiazzo erboso del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Ce n’era una domenica mattina, con la Rai e le tv, in ricordo del ragazzo afgano morto pochi giorni prima.
Domenica mattina sono quindi andato a verificare come ‘sti 500 agenti della Gendarmerie francese si erano organizzati per bloccare tutti i migranti che osassero provare a passare attraverso quei tre passaggi.
Ho fatto il percorso Italia-Francia in autostrada, ripromettendomi di tornare in patria da Ponte San Ludovico, presumibilmente il più intasato di controlli della Gendarmerie.
Mi aspettava una sorpresa, anzi due…
Andata Sanremo-Mentone in autostrada: si passa la barriera del pagamento del pedaggio a Ventimiglia senza nessun controllo di polizia ma qui non ci sono mai stati controlli. Subito dopo la barriera ho superato un gruppo di migranti forse mediorientali, pelli bianco-scure, vestiti da poveri, donne con fazzoletto a coprire i capelli, bagagli a mano, una decina tra uomini, donne, ragazzini, andavano a piedi lungo la carreggiata verso la prima delle gallerie in direzione Francia. Avevano le facce e l’abbigliamento che si vedono nelle fotografie degli emigranti italiani nelle Americhe esposte al MEI, il Museo dell’Emigrazione Italiana alla Commenda di Pre’ a Genova. Sembravano i nostri antenati partiti dall’Appennino e dal Veneto e dalla Sicilia per andare in nave a cercare cibo e lavoro Oltreoceano. Ma erano a piedi sull’autostrada. Chissà dove sono adesso.
La A10 dopo la barriera del pedaggio percorre ancora 4 chilometri in territorio italiano poi a metà della galleria Giralda entra in Francia e diventa A8. E Vodafone ti manda l’sms “benvenuto in Francia”. Sono uscito allo svincolo di Mentone e mi aspettavo di fare la solita gimcana tra i birilli davanti a un paio di gendarmi che a volte fermano le auto in uscita per controllare che dentro il bagagliaio non si nasconda un migrante, a volte si limitano a dare un’occhiata dentro l’abitacolo senza fermare il veicolo. Invece niente. Niente di niente, non c’erano i birilli e non c’erano i gendarmi. Sembrava di essere tornati ai tempi in cui la Francia rispettava il trattato di Schengen, nessunissimo tipo di controllo. Ho pensato “è questo il modo di blindare il confine con l’Italia? Togliendo anche quel poco di controllo che c’era prima?”
Sono sceso a Mentone, sono andato a messa nella basilica di Saint Michel e sono tornato in Italia passando dal mitico Ponte San Ludovico. Il transito Francia-Italia è stato come previsto semplice e veloce, nessun controllo, poco traffico, polizia di frontiera italiana niente ma era ovvio; invece c’era una lunghissssssima coda di auto in direzione Italia-Francia, tutte passate al setaccio da una decina di gendarmi francesi, una a una, li vedevo aprire cofani e far scendere persone. Andando lietamente verso est ho contato diverse decine di auto in coda, forse più di un chilometro, in direzione ovest e ho pensato “mannaggia qui i francesi fanno sul serio!”
Poi però mi è venuta curiosità di salire a Ponte San Luigi a vedere quanto lunga fosse la coda lì… pensavo che sarebbe stata più breve perché l’Aurelia “vecchia” è poco frequentata ma insomma, qualcosa ci sarà stato anche lì, no? No: San Luigi quasi privo di traffico verso la Francia e totalmente privo di gendarmi. Schengen al 100% per le pochissime auto in transito.
Io sono passato con calma, e nel bagagliaio avrei potuto avere un migrante. Oppure un banchiere svizzero, o armi, o cocomeri, o oppio, o vecchie Settimane Enigmistiche, qualsiasi cosa. Nessuno si è interessato a me. Una solitudine, una malinconia…
Un po’ deluso sono sceso a Mentone centro e mi sono rimesso in direzione Italia per ripassare da Ponte San Ludovico incrociando di nuovo la coda di auto (quasi tutte con targa francese, avevano finito lo shopping a Ventimiglia e a Sanremo) smaniose di entrare in Francia dopo aver subito i feroci controlli dei gendarmi della République.
E qui mi sono partite le seghe mentali psicologiche:
c’è un problema: passare dall’Italia alla Francia in auto superando i controlli di frontiera della Gendarmerie
ci sono due soluzioni circa equivalenti: a) transitare da Ponte San Ludovico bord-de-mer, b) transitare da Ponte San Luigi poco più in alto
Perché tutti – tutti, automobilisti e gendarmi – hanno scelto la soluzione a) e nessuno – né automobilisti né gendarmi – ha scelto la soluzione b)????
La Gendarmerie posso ipotizzare che abbiano ricevuto ordini di “farsi vedere”, di dimostrare coram populo che adesso i francesi sono proprio inc.zz.ti con gli italiani e quindi devono fare gli inc.zzosi dove siano ben visibili: a San Ludovico vengono le tv, viene la Rai vengono le associazioni pro-migranti quindi lì ci devono essere tanti gendarmi tosti e pignoli e molto visibili; San Luigi non se lo fila nessuno, non è un posto mediatico, quindi sarebbe uno spreco dislocare dei gendarmi là, chi li vedrebbe? Ipotizzo.
Ovviamente nessun passeur è così cretino da portarsi un migrante dentro l’auto e passare da San Ludovico subendo una coda chilometrica e l’ispezione anale della sua auto, quindi tutto il can can che fanno i gendarmi a quel valico di confine è solo aria fritta, sicuramente lo sanno anche loro, è solo per rompere le scatole ai cittadini onesti sia italiani sia francesi.
Ma poi gli automobilisti…. qui sta il mistero misterioso. Non è pensabile che tutte quelle auto in fila targate IM o 06 ignorassero che a cinque-sei minuti di distanza (in linea d’aria saranno duecento metri ma su asfalto è un po’ più lunga) c’è un’altra strada con un altro Santo che supera il confine e conduce esattamente nello stesso posto di questa, cioè nel centro di Mentone. Lo sanno tutti, sicuro. E allora perché stavano tutti in lenta e lunga coda per passare da San Ludovico senza pensare di fare il giro alto da San Luigi?
Ignoro la risposta e non riesco a immaginarne una decente. Se qualche psicologo/a tra Voi Lettori sa illuminarmi si faccia sotto. Sindrome del gregge, esiste una cosa così?
Uno dei prossimi giorni feriali magari torno a vedere se fosse cambiato qualcosa.