Conosco Guido Conforti dal 1965, quando iniziammo insieme la scuola, 1° elementare alla Maria Mazzini di Corso Firenze, Genova.
Abitavamo, e continuammo a farlo per parecchi lustri, due appartamenti specularmente simmetrici nello stesso stabile, stesso piano, io scala destra lui scala sinistra. Dal primo ottobre 1965 al giugno 1978, anno della maturità, ci siamo incontrati nel portone del palazzo ogni mattina di scuola (salvo assenze giustificate) per scendere a scuola insieme, Mazzini prima, accompagnati da mia mamma, Colombo media poi – a piedi da soli – e Colombo liceo infine, giù lungo la selvaggia e agreste Salita San Nicolò, allora percorsa ogni mattina da frotte di studenti collinari.
Guido è un alto funzionario (spero si dica così) dell’Assoindustria di Genova, fa il marito e il tripadre spargendosi fra Genova e il Ponente ligure (anche lui laggiù, guardalà!) e scrive. Poesie di solito, vincendo premi, e romanzi – o comunque prosa – talvolta.
“Ricreazione”, Marco Valerio editore, Torino, 2005. Il suo “primo romanzo edito” come si legge nella postfazione.
Un mattino, mi pare si fosse al liceo, Guido disegnò su una pagina del suo diario un ritrattino di una specie di jolly joker, sotto il quale scrisse “Bingo il giullare”. Nella pagina successiva ridisegnò lo stesso individuo e sotto scrisse “Bingo il giullare” e accanto “repetita iuvant”. Terza pagina, terzo disegno: “Bingo il giullare” “repetita menant”.
Direte: echecazzcentraciò? Boh, esattamente non saprei, però quando penso a Guido scrittore mi viene sempre in mente quell’antico giullare Bingo e le sue massime latine. Per me quel Bingo è un po’ un emblema del Guido Conforti che scrive poesie e ri-creazioni letterarie di varia fatta: Bingo ha un che di leggero, di giocoso (è un giullare, no?) e insieme manifesta male di vivere (se mi si permette l’uso di questa ponderosa espressione pseudoesistenziale); infatti dopo sole tre apparizioni già se lo mena.
Va beh, saran stronzate, o almeno possono apparire tali al Lettore, anche perché probabilmente non riesco a spiegare bene quello che ho in testa. Però quella stessa giocosa serietà, l’allegria triste che io vidi allora nel giullare Bingo ora la ritrovo nelle (poche, in verità) poesie del Conforti che ho letto e in questo suo recente parto letterario in prosa.
Boh, non so se riesco a spiegarmi e forse non è importante. Di fatto quello che volevo dire è nella pagine di quel raffinato e profondo gioco “oulipien” – come dice il suo postfatore – che è Ricreazione percepisco, anche se sono aaaaaanni che ci si frequenta poco e nulla, riesco facilmente a percepire il Guido d’antan.
Non so cosa ne pensino di G.C. i vari suoi amici e conoscenti che lo frequentano più di me; non so. Magari pensano tutt’altro.
Pur senza essere la Critica della ragion pura o il Moby Dick, ‘sta Ricreazione non mi pare di facile lettura né di pronta assimilazione. Oh, si, formalmente si legge in fretta, io l’ho letto in treno, andata al venerdì pomeriggio e ritorno al lunedì mattina sul solito tragitto Genova-Sanremo, è stata veloce, come lettura.
Poi però l’ho lasciato a rimuginare una settimana, prima che mi si schiarissero le idee su “cosa ne pensavo”.
Acquista spessore man mano che passa il tempo. E col tempo, al di là della sensazione di diffusa angoscia esistenziale, cosmica e grigia – tanto per fare della cromopsicologia (esiste la cromopsicologia? Boh, se esiste la cromodinamica quantistica…) – che mi ha trasmesso man mano che l’ho letto, e che permane anche solo riaprendone qualche pagina, o forse grazie a quest’angoscia cosmica, è facile affezionarsi alla Ricreazione. C’è del metodo, in quella pazzia. E’ geniale, non è solo questione di metodo, e forse nemmeno di pazzia.
Decisamente geniale, profondo e sostanzioso; più adulto e maturo, in my opinion, delle “Cronache dalle retrovie”, primo romanzo inedito, che pur mi compiaccio di aver citato e menzionato, a mio tempo, in un mio libro genovese.
Ora aspetto il secondo romanzo edito. E magari un volume che raccolga il corpus delle poesie, se già non esiste.
Comunque, chi è l’assassino non ve lo dico. Comperatevi il libro (che non è un giallo, a scanso di equivoci!) se volete davvero capire cosa c’è scritto dentro.