Tenco2002, un tempo si chiamava, mi pare, Festival della Canzone d’Autore, ma sul palco del teatro Ariston di Sanremo c’era scritto sic et simpliciter Tenco2002.
Lo fanno tutti gli anni, il festival anti-Sanremo, a Sanremo, e ci sono un po’ di famosi, Vecchioni sempre, poi altri, tipo Jannacci, Lauzi, un po’ di famosetti, tipo Daniele Silvestri, un po’ di “saranno famosi”, e di costoro vorrei segnalarne un paio, che mi sono parsi assai interessanti. Almeno da profano, uno che ascolta musica per diletto.
Uno è Sergio Cammariere, un giovine dall’aria risorgimentale, capelli neri folti e baffetti, mi si dice sia cugino del grande Rino Gaetano buonanima, e fa della bella musica cantautorale semileggera su ritmi jazz-tango-milonga-blues, insomma, una bella scoperta. Ho rapidamente acquistato il cd, “Dalla pace del mare lontano”. Ne son lieto. Conclude il disco cantando “cantautore piccolino, confrontato a Paoli Gino”, ma benché piccolino il suo spazio ce l’ha, secondo me.
Due è un gruppone, italiani nonostante si chiamino Tetes de bois, il boss che canta ha la faccia, la barbetta e il cappellino del Jovanotti dei poveri, poi tizi e tizie, hanno fatto un disco di traduzioni delle canzoni di Leo Ferrè, cantautore musicista monegasco morto un po’ di anni fa, e ‘ste canzoni sono molto belle, romantiche-sensuali-sessuali, francesi, diciamo, loro cantano in lingua del si ma si capisce che son testi pensati in lingua d’oil (o forse d’oc, visto l’origine dell’autore?) Comunque quelle che hanno cantato potrebbero benissimo provenire da un trovatore bello-e-dannato medievale, o da un clerico vagante stile Carmina Burana…
Non ricordo il titolo del cd, ma dubito che ne abbiamo pubblicati già due. Ma auguro loro fama e fortuna, son simpatici.

Invece nell’altra Riviera, in quel di Rapallo, suggerisco una sbirciata al doppio Museo del Merletto- Museo Gaffoglio. Quello nella villa Tigullio, già Spinola, alta in un parco vista Portofino, questo nell’ex convento delle Clarisse, poco distante. Biglietto unico. Nel Merletto ci sono 1400 fra vestiti, cuffie, ornamenti, eccetera tutto in merletto, dal XVI e il XX secolo, più alcuni tomboli, che non ho capito bene come funzionino ma non importa. Sono per lo più donazioni della manifattura Zennaro, attiva per 50 anni a Rapallo benché di origini venete (come si evince dal nome). Tra le originalità, le “cuffie delle valli occitane”, un manifesto dell’ “Esposizione rapallese per l’incremento dell’industria del forestiero in Italia” del 1922 e un gigantesco pannello in merletto realizzato da Zennaro nei ’60 su disegni di Lele Luzzati, lungo 8,10 metri e alto 1,15. Nell’album delle firme dei visitatori ci sono nomi tedeschi, finlandesi, dalle Alpi al Lilibeo. Ma dicevo alla direttrice che forse i genovesi non lo conoscono mica tanto, che ce l’hanno così vicino. Nell’oretta di visita che ho trascorso lì dentro qualche pomeriggio fa, oltre a me c’era una visitatrice sola, una attempata signora ex-tessitrice del Minnesota, USA, a cui ho fatto un po’ da traduttore.
Il Museo Attilio e Cleofe Gaffoglio riunisce i beni di famiglia di ‘sti due tipi, ovvero oreficerie, porcellane, avori, sculture, dipinti… Tutta roba, come dire, altoborghese, forse un po’ retrò, non tutto mi andrebbe di avere in casa, ma c’è del bello e del buono. Memorabili, per me: gli “scrimshaws”, al secolo incisioni su osso di tricheco, narvalo, capodoglio, robe così; alcuni dolcissimi paesaggi montani di pittori primo Novecento (nomi? A me ignoti), un crocifisso del Seicento in avorio fabbricato nelle Fiandre. Eccetera, comunque….

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