Sabato scorso siamo andati a cena dall’amica Anna, medico omeopata, compagna di vacanze e altre cose ancora in quel di Sanremo, e c’erano pure l’amica Maria Teresa con la quindicenne figlia Michela, figlioccia di Donatella e altre cosa ancora.
Durante la conversazione cenale Michela ha detto di aver dovuto fare un tema “strano” o “difficile” o non ricordo quale altro aggettivo gli ha dato. Comunque il tema riguardava più o meno “l’Isis e il vuoto dell’Occidente” o almeno così ho capito io.
A me – che per ovvie ragioni anagrafiche ho un punto di vista sul mondo ben diverso da una ragazzina quindicenne – questo argomento di tema liceale è sembrato tutt’altro che strano e difficile ma anzi molto interessante e intelligente e mi è venuto spontaneo rispondere cercando di spiegare bene o male a Michi ciò che avrei scritto io se avessi dovuto far quel tema.
Chi mi conosce sa che magari sono bravino a esprimere i miei pensieri per iscritto ma sono un pessimo oratore quindi sospetto fortemente che la povera Michi non abbia capito granché del mio pensiero sul vuoto dell’Occidente e il difficile rapporto che questo Occidente ha con il cosiddetto Califfato Islamico.
Però stasera mentre cenavo solo soletto a Genova ascoltando il telegiornale con le notizie tunisine, ho ripensato a quei pensieri e parole di sabato sera e mi è venuta voglia di riordinare i miei pensieri sulla tastiera del pc, caso mai scrivendoli me li chiarissi anch’io per me stesso.
Mi pare ci siano diversi punti di partenza da considerare per riflettere su ciò che sta succedendo a sud e a est del Mediterraneo: uno storico, uno teologico, uno economico-demografico, uno filosofico e magari anche altri che non mi vengono in mente.
Iniziamo dal più generale ed eterno quindi più importante (secondo me), quello teologico: anche se si dice che Ebraismo, Cristianesimo e Islam sono tre religioni monoteiste imparentate fra loro dalla comune discendenza abramitica (Ahl al-Kitab = gente del Libro, in arabo) qualche differenza non da poco c’è, secondo me, tra le fedi del monoteismo “puro e duro” di un Dio totalmente trascendente (ebraismo e islam) e quel monoteismo plurale e “fatto uomo” che è il cristianesimo trinitario. A me pare che ci sia una forte differenza tra la violenza che si trova in molte parole di YHWH e di Allah nella Torah e nel Corano rispetto alla non-violenza quasi irreale del Vangelo di Gesù Cristo e del suo Dio Padre-Figlio-SpiritoSanto.
Perché succede ciò? Forse perché è normale per gli esseri umani (e anche per Dio….) essere assolutisti e quindi portati alla violenza quando si pensa e si agisce da soli ma si diventa più tolleranti e comprensivi quando si deve agire e decidere in gruppo, comunitariamente. Quindi un Dio Uno quando gli prendono i cinque secoli (come diceva Guccini) si incaz.. e mena botte da orbi, un Dio Trino prima di dar di matto si confronta tra Sé e Sé, discute, media… e perdona.
Intendo dire che magari una delle differenze forti tra Occidente (ex)cristiano e Islam (non parlo di Isis adesso, faccio un discorso molto più generale e per nulla “terroristico”) riguarda proprio il diverso retroterra teologico da cui ci muoviamo. Retroterra che comunque non ha impedito ai cristiani di compiere nei secoli massacri umani e culturali ben peggiori di quelli che stanno commettendo i terroristi neri in questi mesi. Giusto per ricordare che nessuno può permettersi di scagliare la prima pietra.
Punto di partenza storico: la contrapposizione violenta tra Europa cristiana e Islam arabo è vecchia di secoli. Le coste italiane sono piene di “torri saracene” perché noi e loro ce le siamo date di santa ragione, abbiamo fatto reciprocamente i pirati, abbiamo ucciso e siamo stati uccisi, abbiamo rapito e siamo stati rapiti almeno dal X secolo in poi. Genova è stata saccheggiata dagli arabi nel 931, nel Cinquecento le incursioni dei pirati barbareschi erano frequentissime, insomma se adesso c’è qualche musulmano esagerato che minaccia di invaderci non dice nulla di nuovo, ripete soltanto la storia. Usando mezzi più moderni ma la sostanza non cambia. E anche allora c’erano i “foreign fighters”: il Sinan Capudan Pascià cantato da De Andrè e l’Uluch Alì ricordato da un’epigrafe sulla torre saracena di Terzorio perché nel 1563 saccheggiò il paese (sta fra Imperia e Arma di Taggia) erano nati in Italia, battezzati cattolici con nomi italiani.
A tutto ciò aggiungiamo il colonialismo otto-novecentesco e la carta geografica schizofrenica del Medio Oriente che ne è derivata dopo le due guerre mondiali, che ha messo insieme sunniti con sciiti, curdi con turchi, ebrei con arabi, dittatori “amici degli amici” e quant’altro sulla base di ragionamenti fatti e decisioni prese ben lontano da quelle terre e da quei popoli.
Gli altri punti di partenza li sunteggio –
economico-demografico: gli europei sono sempre meno, sempre più vecchi e complessivamente piuttosto ricchi. I paesi del sud-est del Mediterraneo sono pieni di gente giovane e povera che giustamente desidera una vita migliore e comprensibilmente invidia chi sta meglio di loro.
filosofico: la democrazia pacifica e tollerante noi europei ce la siamo costruita lentamente faticando per secoli, iniziando dalle polis greche, passando per l’Illuminismo e la rivoluzione francese e ammazzandoci peggio di qualunque bestia durante i lunghi secoli della sua costruzione. Come si può sperare che in pochi anni si possa imporla a forza a popoli che stentano a capirne il concetto – figuriamoci saperla maneggiare – visto che per noi ci sono voluti secoli e secoli di tentativi ed errori?
Tutto ciò per dire che secondo me ‘sta specie di Califfato nero esagera ma non nasce dal nulla, non è privo di una base storico-religioso-economico-filosofica, non è solo il frutto di una qualche mente perversa senza legami col mondo e con la storia, anzi è – purtroppo – figlio della storia. Figlio degenere, ma anche comunismo sovietico e nazismo furono molto degeneri ma altrettanto decisamente figli della storia, con ragioni e fondamenti chiari, evidenti e motivati.
Ora ci sarebbe da parlare del “vuoto dell’Occidente” ma è già troppo lungo così. La seconda puntata un’altra sera. Buonanotte
(Scritto il 18 marzo 2015)