Si chiama Riserva Naturale Speciale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande (www.parks.it/riserva.valle.andona). Credo che fuori di Asti non la conosca quasi nessuno. Indubbiamente in Piemonte ci sono parchi naturali ben più importanti, ben più maestosi, e non penso solo al Gran Paradiso.
Ma – nel suo piccolo – c’è anche la Valle Andona. Una piccola area a nordovest di Asti, colline coperte di boschi e un po’ di terreni coltivati, con un suolo che conserva moltissimi fossili marini, comprese le ossa di una balenottera. Che qui nel Pliocene ci fosse il mare riesce facile crederlo quando si cammina lungo i sentieri della Riserva e si solleva sabbia sotto i piedi, vera sabbia come quella delle spiagge della Maremma e della Romagna. Poi il mare Padano si è ritirato e adesso questo è un pezzo di Basso Monferrato, come dire la parte più settentrionale degli Appennini, a ridosso dell’alta Pianura Padana, a due passi dalle Alpi Occidentali.
Molti fossili sono al Museo Paleontologico di Asti ma fare un giro anche breve per la Riserva, a piedi o in auto sulle stradine sterrate lungo gli itinerari segnalati, è un modo curioso e a suo modo affascinante di trascorrere una mezza giornata. Perché questo fazzoletto di colline sono un ambiente naturale che appare lontano secoli dall’anno 2013, dalla città di Asti in realtà distante pochi chilometri, dall’autostrada coi suoi camion che è ancora più vicina.
Qui sembra di essere nell’Europa del Medioevo, quando le foreste erano estese per centinaia di chilometri quadrati e qua e là, dentro al mare di alberi popolato di fiere di lupi e di orsi, si aprivano piccole radure coltivate da sparuti gruppi di contadini. L’Europa medievale o anche certe terre contemporanee lontane, che so, in Brasile, in Gabon, in Nuova Guinea…
Si procede fra boscaglie e prati con l’erba talvolta alta come un uomo, e qui o là appaiono pochi contadini, trattori che spostano tronchi di legna, cavalli al pascolo… insomma una specie di giungla animata da attività agricole umani marginali. Ok, non ci sono né orsi né lupi, al massimo qualche volpe e qualche cinghiale, e la maggior parte degli alberi sono banalissime robinie, che arrivarono in Europa dall’America soltanto nel XIX secolo, ma viene davvero la sensazione di essere un po’ Cappuccetto Rosso che va a trovare la nonnina e deve guardarsi dal Lupo Cattivo (che poi la favola di Cappuccetto Rosso sia in realtà una storia di pedofilia intrafamiliare è cosa che con la Valle Andona non c’entra nulla).
Che poi, a ben pensarci, di posti così “selvaggi” ce ne sono a bizzeffe in Italia, basta saperli trovare. E questo è uno di essi.