Ho già detto in precedenti occasioni che mi piace vagabondare curiosando in qualche grossa libreria (a Genova tipicamente Feltrinelli) e farmi guidare dall’istinto nello scegliere quale libro acquistare (se ne trovo di apparentemente acquistabili). Dopo 58 anni trascorsi a strettissimo contatto con me stesso ho imparato a conoscermi abbastanza bene per cui so che quando “annuso” un libro interessante esso alla prova dei fatti si rivela davvero interessante. Non mi capita mai, in altre parole, di comperare un libro, leggerlo e pentirmi dell’acquisto.
Vorrei menzionare due di questi oggetti interessanti che hanno per argomenti la religione, le religioni:
1) Gerald Russel: Regni dimenticati (viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente), Adelphi, 2016
2) Pascal Boyer: E l’uomo inventò gli dei (Come spiegare la religione), Odoya, 2010
Regni dimenticati:
Dio è Dio. Non stiamo ora a disquisire se esiste o no. Poi ci sono le religioni, che nella maggior parte dei casi sono a Dio collegate ma sono una cosa diversa, sono una cosa umana. O quantomeno sono cose in cui è fortissima la componente umana. A me piace curiosare dentro la varietà delle religioni, dentro i modi che l’umanità ha inventato (o ricevuto per Divina Rivelazione) per pensare Dio, per descrivere Dio, per avvicinarsi a Dio. Una varietà frutto dell’intelligenza, della storia, della cultura, della civiltà umana, tutte cose che nel bene e nel male sono tra le più affascinanti manifestazioni della Divina Creazione. Nel bene e nel male.
Io sono convinto che la “biodiversità” delle religioni sia un valore per tutta l’umanità, un valore che dovrebbe essere il più possibile custodito, tramandato, conservato. Così com’è bello – secondo me – che ci siano migliaia di lingue diverse e quando si estingue una lingua è l’intera umanità a impoverirsi, così come è bello che ci siano milioni di specie viventi sulla Terra e quando una si estingue è triste per tutto l’universo, trovo altrettanto bello che ci siano molte diverse religioni: quando una si estingue, perché i fedeli smettono di praticarla o perché vengono uccisi o convertiti a forza, l’umanità intera dovrebbe soffrirne perché diventa più povera. Diventa più povera tutta l’umanità, sia quelli che credono sia quelli che non credono. Tutti.
Io sono (credo e spero di essere) fedele di una religione che si definisce “cattolica” ovvero “universale”, il cui Iniziatore disse “andate e predicate in tutto il mondo il mio messaggio” quindi dovrei sperare in una futura umanità unita sotto l’Unica Vera Religione (Cristianesimo). Altre ottime persone – ne conosco alcune – sono seguaci e fedeli di un’altra religione che come la mia si propone di unire l’intera umanità sotto l’Unica Vera Religione (Islam). Mah… accetto il rischio di essere considerato eretico nel Giudizio Finale però a me continua a piacere un’umanità che percorre il suo cammino verso Dio lungo millanta sentieri diversi “ognuno come gli va”, come diceva Lucio Dalla cantando di un argomento molto diverso ma quasi altrettanto importante. Mah…
Il libro “Regni dimenticati” descrive, con resoconti di viaggio, interviste, notizie storiche e politiche, alcune religioni molto minori della Mesopotamia e del Medio Oriente che hanno avuto origine alcuni millenni fa, risalgono anche ai tempi dei babilonesi e degli assiri, hanno attraversato i secoli combattendo contro o insinuandosi dentro le religioni principali (cristianesimo, ebraismo e islam), riuscendo a sopravvivere tra le minoranze etniche del Medio Oriente, fino a un presente in cui lo spazio per loro si sta facendo sempre più ristretto. Tanto ristretto che per sopravvivere molti loro seguaci hanno scelto di emigrare, per lo più in America, dove la libertà di culto è molto più ampia di quella che oggi è in Iraq, Iran, Libano, Egitto, Afghanistan e dintorni. Alcune religioni hanno nomi che non suonano del tutto sconosciuti, come i Drusi, i Copti, i Samaritani, gli Zoroastriani; avevo già scoperto gli Yazidi ma solo per le persecuzioni subite dall’Isis; di Mandei e Kalasha prima di leggere questo libro non ne avevo mai sentito parlare.
In un certo senso la religione Mandea è come il delfino del Fiume Azzurro “Lipote vexillifer”, a fortissimo rischio di estinzione. So bene che quando l’ultimo delfino lipote e l’ultimo fedele mandeo moriranno nessuno se ne accorgerà tranne i loro parenti e amici stretti, ma secondo me l’Universo avrà comunque perso due parti di sé tanto importanti quanto i milioni di sardine, di cavalli, di cristiani e di musulmani che continueranno a vivere le loro felici o infelici esistenze in tutto il vasto mondo.
E l’uomo inventò gli dei:
argomento tutto diverso. Qui c’è un antropologo ateo che si propone di spiegare perché l’umanità abbia inventato Dio e tutto il soprannaturale (spiriti, anime dei trapassati, tutto ciò che si può definire metafisico e soprannaturale), vuole spiegare perché credere nel soprannaturale sia quasi ovvio e inevitabile per gli esseri umani e perché la fede nel soprannaturale si sia rivelata utile per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’umanità. Io – che magari sono un cattolico bislacco ma sicuramente credo in Dio – non condivido l’approccio e il punto di partenza, ma ammetto che il ragionamento è interessante. Interessante anche se talvolta difficile da seguire, per me che non sono un antropologo e non conosco gli schemi mentali e la terminologia degli antropologi. Però credo di comprendere il senso generale del ragionamento, che considera molti aspetti del modo di ragionare e di vivere dell’essere umano, a partire dal banalissimo pensiero che durante la vita credo che almeno per un attimo venga a (quasi) tutti “ci siamo inventati Dio e l’Aldilà perché abbiamo paura di morire”, sino alle considerazioni politiche ed economiche su come si rafforza la coesione sociale quando si condivide la stessa fede religiosa e sull’importanza dei riti nella vita di una società. In realtà l’autore va oltre all’utilità che la religione ha per la coesione sociale e la trasmissione culturale; secondo lui le credenze nel soprannaturale derivano dai processi cognitivi profondi grazie ai quali il cervello si è evoluto nei millenni, da cervello “animale” a “umano”, e se poi tornano anche utili alla sopravvivenza della società, tanto meglio.
Nei Testi Sacri si legge che Dio creò l’uomo mettendovi dentro l’anima che lo rese intelligente; qui si dice che per poter progredire lungo il cammino evolutivo che lo rese intelligente l’uomo ebbe bisogno anche di iniziare a credere in Dio; è lo stesso “momento forte”, dove però si invertono le parti tra il soggetto e l’oggetto.
En passant, si mettano il cuore in pace gli illusi che di tanto in tanto nel corso della storia vagheggiano di una società umana priva di fede in Dio e di religioni: “Imagine there’s no heaven… and no religion too” cantava John Lennon… I comunisti del secolo scorso pensavano cose simili. Qualcosa del genere mi pare l’avesse detto più recentemente – e meno poeticamente – anche Gianroberto Casaleggio. Ecco, se Dio esiste l’umanità non sarà mai senza fede nel soprannaturale e senza religioni per ovvie ragioni, ma anche se Dio non esiste e ha ragione l’autore di questo libro, noi esseri umani non vivremo mai senza fede e senza senso del sacro. Piaccia ciò o non piaccia agli atei puri e duri.
Quindi, tutto sommato ‘sto libro ha qualcosa di interessante da dire anche a chi – come me – NON crede che l’uomo si sia inventato Dio.
(Scritto il 23 agosto 2017)