Pino è Alfonso, Mauro è Sauro, Laura è Amina.

I tre personaggi – le tre persone, anzi – forse abitano la stessa casa del centro storico di Genova, a piani diversi.

Alfonso è il poeta Alfonso Gatto, morto nel – mi pare – ’77, e insieme a un “professore” sta preparando la festa di benvenuto per Lea, la padrona di casa, che fu amante di Alfonso e amica amanteplatonica dell’Anonimo Professore. Festa con musiche e champagne, perché Lea sta per tornare a casa dall’ospedale. Si, perché Lea in ospedale sta per morire, e i due spiriti, il poeta e il professore, sono emozionati e felici di poterla finalmente avere fra loro come loro, dopo tanti anni.

Sauro è un ragazzo come tanti, qui a Zena si direbbe che “u l’è nesciu”. Non è un genio, si vede da come si veste, si sente da come parla, si capisce da quel che dice, da quel che pensa. Bravo, eh, ma un po’ tonto, ecco. “Grand, gros e ciula”, nei dialetti padani. Sauro cerca di lavorare, cerca di amare, si illude di avere una fidanzata che forse nemmeno si rende conto che lui esista. Francesca!

Amina era un’attrice in Algeria, ma lo spettacolo della loro compagnia non è piaciuto agli integralisti islamici che hanno ucciso tutta la compagnia, tranne lei che è riuscita a fuggire; si è nascosta – per più di 400 giorni! – in una cantina di Genova, sotto la casa di una zia. Un anno e mezzo fra insetti e umidità, senza uscire, più che clandestina, inesistente. Quando decide di uscire dalla Tana va da Pino & C. a raccontare la sua storia. Tornerà poi in Algeria, e che Allah la protegga dai fanatici che uccidono nel Suo nome.

Pino Petruzzelli è il regista e l’autore dei testi di questo spettacolo “Vicini”, oltre che recitare nel ruolo di Alfonso Gatto. E’ l’autore di queste chiacchierate che queste tre persone fanno nelle sere estive in giro per l’Italia, ad esempio in Piazza San Costanzo a Sanremo il 19 agosto u.s. Spettacolo originale, curioso e intrigante, ironico e tragico, un po’ comico e un po’ amaro, seguendolo nella sera caldiccia e stellata mi chiedevo “ma come gli vengono ‘ste idee, a Pino, di prendere queste tre storie, di metterle insieme..?” Va beh, che domanda insulsa, fa il regista teatrale, è il suo lavoro, no? Lavoro da artista e da filosofo insieme.

Alfonso… sarebbe bello che succedesse davvero così, poter “vivere” anche dopo la morte accanto alle persone che si ha amato in vita, avere la voglia di suonare pianoforti e stappare champagne per ogni persona cara che muore e ci raggiunge. Il Cantico dei Cantici dice che “forte come la morte è l’amore”, ma forse “più forte della morte è l’amore”.

Sauro, al secolo Mauro Pirovano… non è necessario essere nesci per inventarsi illusioni d’amore, per far finta di essere felici, per illudersi di essere normali… “far finta di essere insieme a una donna normale, che riesce anche ad esser fedele… far finta di essere sani” questo non è Pino Petruzzelli, era Giorgio Gaber giovane.

Amina, vulgo Laura Marinoni, il volantino dello spettacolo di lei dice “recente e applauditissima protagonista del Prometeo di Luca Ronconi…” Grande, brava, bravissima e bella. Brava e bella Laura e affascinante Amina, con la sua tragica e assurda storia. Assurda ma non ho problemi a crederla vera al 100%, purtroppo. Sia detto senza offesa per Alfonso e Sauro, ma Amina vale da sola lo spettacolo, o almeno ne è la parte preponderante e fondamentale.

E così continua il viaggio di Pino fra la varia lieta e dolente umanità che respira l’aria del nord e del sud del Mare Nostrum; con un’attenzione, una delicatezza e un affetto, una simpatia in senso letterale “syn patho” che mi fa pensare un po’ a De Andrè. Si parva licet…

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