Descrizione
Definisco “del Dopoguerra” questa estate 2020 perché ricordo i racconti dei miei nonni e genitori sugli anni Quaranta e tra i ricordi di allora e la vita confusa e incerta di oggi mi pare ci possa essere qualche analogia; nel volere e dovere ricostruire ciò che la recente guerra biologica ha distrutto nella vita materiale e spirituale degli esseri umani; ma cosa e come ricostruiremo? Qua e là trovo parole che mi fanno riflettere; su Internazionale, periodico di informazione politica e sociale, lo storico israeliano Yuval Noah Harari scrive: “L’epidemia passerà ma ci ritroveremo in una società diversa, plasmata dalle misure prese per affrontare la crisi. La scelta è tra sorveglianza totalitaria e responsabilizzazione dei cittadini, tra isolazionismo nazionalista e solidarietà globale”. Il Presidente del FAI Fondo Ambiente Italiano, Andrea Carandini, recentemente ha detto che il Covid-19 ha segnato la fine dell’Antropocene, l’era geologica caratterizzata dalla supremazia dell’uomo sulla natura, perché l’Uomo è stato colpito dalla Natura nella sua hybris, quella “tracotanza” che scandalizzava gli antichi Greci. Concordo con Harari sul rischio che anziché scegliere responsabilizzazione e solidarietà si cada in una società occhiutamente totalitaria e isolazionistica e temo che Carandini si sbagli; mi pare ci sia ancora tanta strada da fare per ricostruire un rapporto sano tra la specie vivente che è coscienza e pensiero del mondo e quello stesso mondo che gli dà la vita, lo nutre e lo accoglie. Alcuni episodi recenti dimostrano che la tracotanza dell’umanità contemporanea non si cancella con pochi mesi di lockdown, qualche centinaio di migliaia di morti e qualche punto in meno di PIL, penso ai contagi tra i lavoratori in subappalto di quel macello in Germania e tra i braccianti bulgari di Mondragone: finché quelle persone, e altri milioni come loro, non vivranno e lavoreranno in condizioni di vero rispetto e dignità, non verrà colpita nessuna hybris e la Natura troverà nuovi modi per bastonarci. Dice bene Papa Francesco che nel mondo c’è una grave emergenza socio-ambientale ma finora, nonostante il Covid, mi pare continui a essere vox clamantis in deserto.